Su come ha iniziato
—"Ho iniziato giocando nel Tricesimo, per poi passare all'Udinese, dai 6 ai 13 anni. Poi sono stato un anno al Pordenone, prima di arrivare a Firenze. Il primo anno alla Fiorentina, in Under 15, ero insieme a mio fratello Francesco e averlo lì è stato importante per me, facilitandomi l'integrazione, dato che non conoscevo nessuno".
Sui suoi modelli calcistici
—"Mi ispiro a Giorgio Chiellini e alla sua leadership, sia dentro che fuori dal campo. Mi piacerebbe potergli chiedere alcuni consigli".
Sul pesante lutto
—"Lo scorso anno ho perso mia mamma e in quel periodo essere stato a Firenze, lontano da lei, mi ha pesato. La sua perdita mi ha dato una spinta interiore nel fare sempre meglio, proprio per lei. Certe volte avere persone care vicino a te sembra scontato, ma poi da un momento all'altro le puoi perdere. Mia ha fatto male, certo, ma la mia famiglia è rimasta molto unita, anche in un momento del genere, dandoci forza per andare avanti".
Sull'esordio in Serie A
—"La partita stava per giungere al termine e stavamo vincendo 2-1. Io ero seduto in panchina e non mi stavo nemmeno riscaldando. Poi ad un certo punto Italiano mi chiama, dicendomi di andare a scaldarmi. È stato tutto molto veloce, sul momento non ho avuto neanche il modo di capire cosa stesse succedendo. Me ne sono reso conto solo alla fine della partita, sentendo la mia famiglia e i miei amici".
Sull'Italia
—"È sempre un'emozione ricevere la chiamata, poter giocare con questa maglia e cantare l'inno. Non si può raccontare, ma solo vivere. I ragazzi qui sono tutti straordinari. Sogni? Mi piacerebbe giocare un Mondiale con l'Italia e magari anche vincerlo... a livello di club vorrei vincere la Champions League. Se bisogna sognare bisogna farlo puntando più in alto possibile".
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