L'ex viola Gianluca Comotto ha parlato nel corso del "Pentasport" di Radio Bruno. L'ex difensore ha detto la sua sugli innesti dal mercato della Fiorentinae sul reparto arretrato gigliato:


L'opinione
Comotto: “Dodò ancora un anno per far crescere Fortini. Parisi lo terrei”
Fazzini e Viti? "Due belle operazioni, perché sono giovani e italiani. È quello che deve fare la Fiorentina, ovvero costruire una squadra con giocatori giovani per cui ci vuole la calma di farli crescere. Da mettere insieme ad altri esperti che siano un po' trainanti, è importante non sbagliare l'ossatura dei più esperti perché son quelli su cui l'allenatore deve poter fare affidamento".
Dodò? "Di incedibili nel mercato italiano non ce ne sono. E a certe cifre giocatori che superano i 27/28 anni diventano cedibili. Dodò fa parte di questa categoria, se si riuscisse a tenere un anno per far crescere Fortini sarebbe la situazione ideale. In quel ruolo oltretutto è difficile trovare giocatori in giro, ce ne sono pochi. Tutti vanno verso il sistema con la difesa a tre perché ci sono pochi esterni che saltano l'uomo e pochi terzini, i vecchi "2" e "3" che giocavano nella difesa a quattro".
Gosens? "È un giocatore che si esprime meglio a tutta fascia da quinto, ha sempre fatto quello. È più un centrocampista che un difensore. Certo che quando si va avanti con gli anni si tende a stare più concentrati, capire che conviene fare una corsa in meno per concentrarsi sulla fase difensiva. A quel punto il quarto potrebbe anche farlo".
Parisi? "È uno dei pochi rimasti che potrebbe fare il quarto di sinistra. Nell'ultimo periodo è cresciuto molto anche per personalità e sicurezza che esprime in campo. È pronto per fare il salto definitivo che fino adesso non ha fatto. Sarri lo vuole? Infatti è uno che gioca con la difesa a quattro. Lo terrei perché è giovane e italiano, in quel ruolo di giocatori - come detto - ce ne sono pochi".
Crisi Italia? "Con le under e le giovanili a livello internazionale quanto meno si arriva in fondo o si fa bella figura, se la giocano un po' con tutti. Manca lo step finale: quando si arriva ad affacciarsi con le prime squadre, tanti giovani si vanno a perdere. Una delle soluzioni sarebbe da ricercare in quel passaggio lì, al mondo dei grandi".
© RIPRODUZIONE RISERVATA