Commentando la vittoria contro l'Empoli, Cecchi ha sottolineato la difficoltà insita nella partita: "Al calcio si gioca in due squadre e uno era disperato, l'Empoli. È normale che l'Empoli abbia fatto l'assalto finale della disperazione. Nel primo tempo, il 2-0 è netto. Io temevo questa gara: la Fiorentina con le piccole ha sempre inceppato".
L'analisi si concentra poi sui meriti della squadra, che ha raccolto sei punti importanti nonostante le assenze pesanti. "La Fiorentina ottiene sei punti senza colui che pensavamo indispensabile, Moise Kean. In più, ieri mancava anche il terzino destro più forte della Serie A. Hai aggiunto sei punti fondamentali", ha evidenziato Cecchi.
Secondo il giornalista, la Fiorentina di oggi ha una fisionomia più definita rispetto al passato: "Ieri ho visto identità. Un calcio di possesso e ripartenza spietata. Una squadra che mantiene la sua fisionomia nonostante l'assenza di qualche giocatore chiave. C'è più identità oggi, rispetto al periodo delle otto vittorie consecutive".
Una menzione speciale è andata a Rolando Mandragora, spesso criticato negli anni scorsi: "Devo fare gli applausi a Mandragora, un giocatore che in questi anni ho veramente tanto sottovalutato. Lui è l'incursore perfetto per questo centrocampo a tre. Non è Gerrard, ma il tipo di giocatore è quello, per il tipo di centrocampista. Quella palla non se la alza a caso. Lui, con quel tocco di destro, sceglie quel gesto tecnico".
Cecchi ha ripercorso anche i momenti difficili vissuti dal centrocampista viola: "Per due anni e mezzo si è preso tanti mugugni inutili. Lui arriva per sostituire Torreira. Si è smarrito in mille ruoli: trequartista, centrocampista, mediano, anche centrale di difesa. La vita poi è fatta di sliding doors. Quel gol sbagliato contro il West Ham credo che abbia inciso e lasciato un ricordo, purtroppo, indissolubile nel cuore dei fiorentini".
Mandragora, ricorda Cecchi, era un talento osservato da tutta Europa: "Era considerato un predestinato. Mezza Europa passava da Genova per vederlo. Si è poi perso nella selva dell'ignoto. E quelle lacrime tenere in Slovenia dicono tutto. Come si fa a non volergli bene. Dire che 'non è da Fiorentina' è un errore assoluto".
Infine, uno sguardo al futuro di Raffaele Palladino: "Che domanda difficile. Ho le idee chiare, che non ho le idee chiare. Non possiamo non riconoscere ciò che ci raccontano il campo e i risultati. A me non ha ancora convinto, ma non posso non applaudirlo in questo momento. Le mie perplessità le sta cancellando piano piano. Sembra stia trovando l'amalgama. Sei mesi fa, squadre come Cagliari e Empoli ci avrebbero messo in difficoltà".
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