Il passaggio del turno è meritato, ma resta una domanda: la Fiorentina vista contro il Parma e il Celje, dove può davvero arrivare? Per battere il Real Betis servirà molto di più. Anzi, servirà già da lunedì, nella trasferta contro il Cagliari, un segnale diverso, più netto.
Da dove nascono questi problemi di gestione della partita? A essere onesti, è difficile dare una risposta chiara. Nelle ultime due uscite, la Fiorentina non ha brillato, e in buona parte il motivo va cercato nelle prestazioni deludenti di Fagioli e Gudmundsson. Entrambi sono apparsi spenti, fuori ritmo.
Fagioli sembra ancora lontano dalla serenità necessaria per prendersi il centrocampo: comprensibile, dopo tutta la bufera che l’ha travolto. Ma resta un punto interrogativo pesante, in questa fase delicata. Anche Gudmundsson non sembra tranquillo. Contro il Celje è stato evanescente, sotto ritmo, mai realmente dentro la partita.
Quanto alle rotazioni, Adli non è ancora al meglio. Rientrano Dodò e Gosens, e questo è un segnale positivo. Ma c’è una certezza da cui non si può prescindere: Moise Kean. È il punto fermo di questa squadra. Il suo impatto nelle ultime settimane è stato devastante, non solo per i gol, ma per il modo in cui condiziona le difese avversarie. La Fiorentina, oggi, non può fare a meno di lui.
Guardando avanti, c’è un Betis in grande forma. Negli ultimi sei mesi ha trovato continuità e ha infilato una serie importante di vittorie. Sulla carta è una sfida alla pari, ma se la Fiorentina è quella vista ieri, allora le percentuali si abbassano.
E poi c’è il Chelsea. Ma lì, paradossalmente, sta il lato positivo: non hai nulla da perdere. L’anno scorso la pressione del “dover vincere per forza” ha finito per schiacciare tutti. Quest’anno, contro una grande, puoi giocartela con la testa leggera".
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