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FLORENCE, ITALY - NOVEMBER 10: Head coach Raffaele Palladino of ACF Fiorentina gestures during the Serie A match between Fiorentina and Verona at Stadio Artemio Franchi on November 10, 2024 in Florence, Italy. (Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)
Mario Beretta, ex tecnico anche di compagini di Serie A, è intervenuto ai microfoni di Radio Bruno nel corso di "A Pranzo con il Pentasport". Beretta in passato si è seduto anche sulla panchina delle giovanili del Como. E in vista della sfida della Fiorentina domenica al "Sinigaglia" si è espresso così:
"Sono un po' sorpreso dalla Fiorentina, non era pronosticabile, ma con grande merito dell'allenatore si ritrova lassù. Con qualche aggiustamento in corsa è riuscito a dare un'impronta ben definita alla squadra. Per gli allenatori la prima cosa è adattarsi alle caratteristiche dei giocatori, o meglio adattare il proprio gioco. Palladino sta facendo questo e mi sembra un percorso assolutamente virtuoso. È sinonimo di grande intelligenza, bisogna avere grande flessibilità e capacità di cambiamento. Riuscire a cambiare in corso d'opera è un valore".
"I nuovi allenatori sono attenti allo studio, è quasi inevitabile avere questo approccio per il miglioramento delle tecnologie. Cambiano le regole abbastanza frequentemente ed è inevitabile avere un grande studio approfondito, vanno al campo la mattina alle 9 e finiscono la sera alle 21. Il lavoro da fare ormai è enorme, con una mole di dati incredibile che poi va studiata con l'ausilio del proprio staff. Il calcio cambia abbastanza velocemente, anche in funzione delle strategie degli allenatori e per i mezzi che si hanno a disposizione. È fondamentale adesso avere anche più piani partita, rimanere al passo e aggiornarsi costantemente".
Fabregas troppo giochista per lottare per la salvezza? "Bisogna sempre avere un'idea, proporre qualcosa e un'identità di gioco ed entrambe le squadre ce l'hanno. Più giochi bene, più c'è possibilità di vincere, così la vedo io. A me la definizione di giochisti non è mai piaciuta molto".
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