Cesare Prandelli è il protagonista di un lungo vis à vis con Giorgio Porrà su Sky Sport (contenuto disponibile on demand). Vi riassumiamo alcune delle parole del tecnico viola, che ha parlato anzitutto di Franck Ribery:
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Prandelli: “Ribery come un ragazzino, vuole vincere sempre. So che a Firenze non sarò mai solo”
Le parole del tecnico viola sul suo miglior giocatore e sul rapporto con la città
Prova ancora quello che molti si sono dimenticati di provare quando erano ragazzini nel giocare a calcio, e cerca di trasmetterlo anche in partitella. Gliel'ho detto che è in debito con noi per quell'episodio col Bayern, adesso dovrà aiutarci ancora di più. Riesce a trascinare i compagni: in campo è un grande esempio per tutti. Il primo Ribery è stato un giocatore devastante perché quella fascia la faceva con grande intensità e dal limite dell’area di rigore aveva sempre una grande lucidità; ovviamente il mio compito è far mantenere quella lucidità negli ultimi 20 metri e cercare di fare il lavoro sporco con altri giocatori, perché altrimenti sarebbe impensabile che possa fare la differenza ogni volta che tocca la palla. La sua grande capacità è quella di vedere il gioco: sa quando deve accelerare, sa quando deve tenere palla per attirare due giocatori e poi liberare il compagno. E’ davvero un giocatore maturo e, paradossalmente, sono convinto che possa giocare in tutti i ruoli Con Robben hanno fatto scuola, creavano proprio superiorità a livello individuale. Penso che Ribery abbia già fatto molto in questi mesi e abbia dimostrato questa grande capacità di saper leggere l’aspetto mentale, psicologico di questa città. Faccio un esempio: se ci fossero stati 80mila spettatori a San Siro per la partita Inter-Fiorentina, probabilmente si sarebbero alzati tutti e avrebbero applaudito Ribery. Ecco, in quel momento, i fiorentini si sarebbero sentiti orgogliosi di essere rappresentati da un personaggio così.
Quindi un passaggio sulla Fiorentina del passato e del presente:
La Fiorentina del 2009-2010 avrebbe meritato i quarti di finale in Champions, io spero che quella di Ovrebo sia stata davvero soltanto una svista. Ci vorrà tempo per tornare a quei livelli, ma possiamo velocizzare il miglioramento. Tornare a Firenze per me ha significato riprovare sentimenti, emozioni forti. Nello stesso tempo, con un pensiero razionale, ho capito che ho una doppia responsabilità, non soltanto tecnica, ma anche una responsabilità nei confronti dei tifosi, visto che io mi considero e sono un tifoso della Fiorentina. Quindi avrò ancora di più questo peso. Ma sono convinto che questa è una città che se riesci a coinvolgerla, a proporle una squadra generosa e coraggiosa, ti aiuterà sempre. E so che non sarò mai solo.
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