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Pioli ha in mano timone e ricetta: così la Fiorentina sta superando se stessa

La mano ferma di Pioli ha contribuito a costruire il sentimento di unità che lega la squadra. L'Europa è un "di più", ma con fiducia ed entusiasmo si può costruire il futuro

Simone Torricini

Non è mai facile restare obiettivi quando le cose che succedono sul campo piacciono e producono risultati. Non è facile a maggior ragione oggi, considerate le premesse di una Fiorentina che a tutto poteva pensare meno che di ritrovarsi in scia per l'Europa a due mesi dal rompete le righe. La sensazione è che lo scossone prodotto dai fatti recenti abbia agito da contrappeso per un ambiente che scosso lo era già, ma per motivi ben più futili. E che da una reazione imprevedibile siano emerse più note positive che negative.

Cinque vittorie consecutive sono un bel numero, e poco importa se gli avversari non erano propriamente di grido. Per chi avesse la memoria corta è utile ricordare che, prima di batterlo al Franchi, la Fiorentina col Crotone aveva perso, e pure male. Quello che ha liquidato l'Udinese oggi è un collettivo più unito, banalmente più in fiducia e quindi più efficace. Nell'arco della partita si sorride di più, ci si applaude di più, ci si muove di più.Ci si aiuta di più. E quindi si mettono in pratica con più fluidità i movimenti, si va più decisi e più numerosi sui contrasti. A tutto questo è da aggiungersi la fluidità tattica, che dopo mesi di stenti ha raggiunto un livello quantomeno soddisfacente: nell'arco dei novanta minuti i giocatori chiave si spostano con i tempi giusti, si conoscono meglio. La difesa passa continuamente da tre a quattro, Benassi gioca in tre posizioni diverse ogni domenica, Chiesa ha capito come limitare il suo anarchismo senza ridurne gli effetti positivi. O ancora: Saponara che lancia segnali di speranza, Dabo che in un contesto dove le cose funzionano può essere prezioso.

I meccanismi sono oliati e l'ingranaggio sta iniziando a muoversi nel modo giusto. Si vedono ad occhio nudo, non più al microscopio, le potenzialità della squadra nel suo complesso. Poi è naturale che la questione obiettivi sia altra cosa. Nella conferenza stampa del post Pioli ha ribadito di non voler parlare di Europa e ne ha tutto l'interesse. Questa Fiorentina non era né è oggi costruita per piazzarsi in una delle prime sette posizioni, pertanto da parte sua far filtrare segnali di ottimismo in quel senso rappresenterebbe un errore strategico. Ricordiamo sempre quali erano le ambizioni di fine agosto: un mercato al ribasso e la parola "transizione" sempre più diffusa erano indicatori precisi tanto per i tifosi quanto per lo stesso allenatore.

Però un merito particolare per quanto successo fin qui a qualcuno deve andare, e quel qualcuno è proprio lui: in campo vanno i giocatori, è fuori discussione, ma Pioli è stato fondamentale nella gestione delle pubbliche relazioni; un'attività che per un gruppo così nuovo, oltre che giovane, non poteva e non può essere trascurata. Si è assunto in estate un impegno considerevole, e lo sta onorando con professionalità ed umiltà sin dal primo giorno. Ha dovuto affrontare una vera e propria rifondazione tecnica, è stato costretto ad accontentarsi, ad investire un sacco di tempo nella socializzazione della squadra. Ha preso batoste ed ha anche commesso errori, che è sempre bene ricordarlo. Però da parte sua non è mai arrivata una parola destabilizzante, mai un mugugno, un accenno di polemica: nessuno come Pioli ha contribuito alla costruzione del sentimento di unità che la Fiorentina di oggi esprime sul campo. È stato paziente nel ribadire le sue posizioni, non ha mai mancato di difendere i suoi giocatori, si è sempre schierato dalla parte di società e proprietà anche quando sembrava che tutto stesse andando alla deriva – e che in mare dovesse finirci pure lui. Ha tenuto in mano con fermezza il timone e oggi la sua ricetta sta dando i frutti che merita.

È un discorso che va al di là del piazzamento finale, qualsiasi esso sarà. Sabato la Fiorentina farà tappa a Roma per affrontare una squadra sempre più coinvolta nella lotta al terzo posto. L'entusiasmo e la spensieratezza saranno armi preziose, ma una sconfitta è da mettere in conto così come lo è una perdita di terreno nei confronti di Atalanta e Sampdoria. Il succo del discorso è che per la Fiorentina oggi l'Europa rappresenta un di più, un qualcosa che non era previsto, e tale dovrà rimanere da oggi fino alla trentottesima per evitare gonfiature. Conta piuttosto dare continuità alle prestazioni positive dell'ultimo mese, conta dare fiducia a chi sta rispondendo presente, e conta farlo soprattutto in vista della prossima stagione.

Questa squadra non è fatta per resistere alla pressione e perciò sarà conveniente per tutti guardare realmente partita per partita, fino alla trentottesima. Se l'entusiasmo e la mano di Pioli saranno sufficienti per fare l'impresa gli scenari futuri potrebbero cambiare in termini di ambizioni: Europa significa appeal, appeal significa giocatori di livello più alto, eccetera eccetera. Servirà una Fiorentina che vada oltre se stessa, o meglio: una Fiorentina che continui ad andare oltre se stessa. E ci sarà bisogno ancora di Pioli, della sua pacatezza e della mano ferma che sin qui lo ha contraddistinto.

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