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Parte, non parte?

Le voci di un possibile addio di Kalinic a gennaio hanno colpito la città come un fulmine a ciel sereno. Nel frattempo, tra chi lo lascerebbe andare e chi invece non vuole saperne, c'è qualcuno che attende impassibile

Simone Torricini

Partiamo da un presupposto, ovvero che nessuno può sapere realmente di che genere siano, fuori dal campo, i rapporti tra Nikola Kalinic e Khouma El Babacar. Certo è che, quando hanno giocato insieme, i due non hanno mai dato segnali di insofferenza. Anzi: dalla loro convivenza sono scaturite buone prestazioni, sia individuali che generali, tanto che spesso e volentieri da quando Sousa siede sulla panchina della Fiorentina sono state sollevate reiterate polemiche da chi avrebbe voluto vederli in campo contemporaneamente.

Peccato però che l'idea di calcio del tecnico portoghese - salvo casi eccezionali - ne preveda uno soltanto, e che quell'uno sia sempre e soltanto il croato. Ed è proprio dalla stima infinita che Sousa ripone in Kalinic che Babacar viene visto, numeri alla mano, esattamente come una riserva. Un panchinaro, insomma, da gettare nella mischia in determinati momenti della gara, o in sostituzione del titolare. Lo dicono le statistiche, anche se è da riconoscere come nelle ultime due settimane il senegalese non abbia trovato spazio a causa dell'infortunio rimediato alla vigilia della partita contro il Sassuolo.

Adesso che in giornata si è aperto il suggestivo scenario di una ipotetica cessione di Kalinic in Cina, ci immaginiamo un Babacar in grande fermento. Dalla decisione della società, ma soprattutto da quella del compagno, dipenderà una cospicua fetta del suo futuro in viola. Se fosse innamorato, probabilmente Babastarebbe sfogliando una margherita, magari canticchiando sottovoce "M'ama, non m'ama".

E chissà che in queste ore non stia facendo lo stesso servendosi di altre parole. Ma Kalinic? "Parte, non parte"?

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