Sul tragitto di Bove verso l'ospedale
—"Lui non era cosciente. In quel tragitto hanno defibrillato e fatto manovre rianimatorie: il problema era ampio. Il gesto di Cataldi? Su questo è necessario puntualizzare. Apprezziamo ovviamente il gesto, ma l'improvvisazione non è risolutiva. La manovra che è stata fatta inserendo le dita nella bocca di Bove è fortemente sconsigliata, per due motivi. Intanto il paziente può serrare improvvisamente la bocca, si rischia di avere lesioni gravissime alle dita. La seconda è che in quel momento si possono fare ferite dentro la bocca il cui sanguinamento può risultare difficile su un paziente di quella natura. Ripeto, apprezziamo il gesto ma ci tengo a sottolineare l'importanza di fare i corsi per i soccorsi. Si tratta di seguire alcune ore di corsi ma quelle ore possono salvare vite".
Tramite un'intervista rilasciata a La Nazione oggi Giovanni Ghini ha aggiunto:
Una caduta spontanea solitamente, lascia spesso un quadro pericoloso. Giustamente i calciatori si sono accorti subito della gravità della situazione e dal quel momento all'accesso del medico sono passati circa 30 secondi.
Il soccorso in campo
—In campo prima di tutto gli hanno fatto l'analisi dei parametri vitali, quindi stato di coscienza e battito del cuore. Questi tre parametri sussistevano , ma erano compromessi al punto di decidere di attivare la procedura "scoop and run", ovvero si è deciso di portare Bove a Careggi e trattarlo lì. Sull'ambulanza c'era il medico della Fiorentina, il nostro medico, un soccorritore di livello avanzato e l'autista, anche lui addestrato con il secondo livello.
Cosa hanno raccontato i volontari?
—Hanno sentito tanta pressione, ma è la stessa che noi viviamo ogni giorno, ci siamo abituati e siamo formati per questo. Tutto quello che avete visto domenica è frutto di studi preliminari, mai improvvisato, c'è sempre dietro una procedura condivisa e pensata
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