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Caro Presidente,
ho appena ascoltato le sue parole cariche di un’amarezza che comprendo.
Non si deve meravigliare Presidente, è impossibile piacere a tutti, e nel calcio molto meno, e a Firenze ancora meno.
Siamo una città e una tifoseria scontrosa, perennemente insoddisfatta dove niente va bene e tutto ciò che fa qualcun altro poteva essere fatto meglio. Rosiconi e Mamme Ebe qui son di casa.
Mi creda, ma non faccia troppo caso alle esternazioni rumorose perché c’è una larga fetta di pubblico, silenzioso e senza visibilità, che non mette striscioni, non dirige cori, non promulga comunicati, che capisce le difficoltà e le problematiche legate alla gestione di una squadra di calcio e che accetta il meglio che potrà essere fatto nei limiti della propria realtà. Gli basta una società seria, una squadra che si faccia rispettare e una dirigenza che investa al meglio le risorse messe a disposizione. E questo speriamo alla fine di questo mercato che ha visto partire un pezzo da 90 ed arrivarne tre che ci auguriamo assieme facciano almeno 100. E con le risorse ancora disponibili si arrivi prossimamente a 150.
Andiamo avanti insieme Presidente, sono certo che con la strada intrapresa ci toglieremo delle belle soddisfazioni e cerchi di capire anche quella frangia più passionale che in pochi anni si è vista scippare dalla nemica di sempre, la nemica per antonomasia, i suoi elementi migliori, tali dal lato sportivo e non certamente dal lato umano. E’ dura da ingoiare, ne convenga, anche io sono livido di rabbia, e se in un momento di sconforto e sfottò da ingoiare a qualcuno è scappata una parola di più lo capisca e sorvoli.
Lo so, a volte siamo antipatici e detestabili buboni, ma siamo anche capaci di riconoscenza, magri senza darlo troppo a vedere.
E non dimentichi che vincere a Firenze significa restare nella storia.
Non si privi di questa opportunità
Uno dei tanti potenziali sottoscrittori dello striscione “IN ROCCO WE TRUST”.
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