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FLORENCE, ITALY - FEBRUARY 06: Edoardo Bove of Fiorentina attends before the Serie A match between Fiorentina and FC Internazionale at Stadio Artemio Franchi on February 06, 2025 in Florence, Italy. (Photo by Mattia Pistoia - Inter/Inter via Getty Images)
Prosegue l'intervista rilasciata da Edoardo Bove, centrocampista della Fiorentina, a Vanity Fair. Eccone un'altra parte, che prende le mosse dal ricovero in ospedale dopo il malore e ciò che ne consegue a livello psicologico per sé e per chi sta attorno:
Se le cose sono andate così, è perché dovevano andare così. Credo nel destino, ecco. Noi possiamo decidere solo come reagire al destino. Stavo bene, ero tranquillo. Ma vedevo la preoccupazione e la sofferenza negli occhi delle persone che mi vogliono bene. Sono un personaggio pubblico, sono abituato all’attenzione mediatica, anche alle notizie prive di ogni fondamento. Loro no. Hanno scritto qualsiasi cosa: che non sarei più potuto tornare a giocare, che mi sarei operato un certo tal giorno… Mia nonna mi ha chiesto: “Ma come, ti operi domani e non mi dici niente?. Certi titoli, la ricerca dello scoop a tutti i costi. A un certo punto ho smesso di leggere i giornali.
Mi fa paura non avere, per la prima volta nella mia vita, una routine. Non ho uno schema da seguire, posso fare quello che voglio. Prima, mi svegliavo la mattina e sapevo che il mio obiettivo era allenarmi. Ora faccio 200mila cose in più, anche più importanti, ma arrivo a sera e mi chiedo: ma che ho fatto oggi? Non sono appagato allo stesso modo. Triste? Ma no, zero. So che questo è un periodo, una condizione temporanea. Il mio obiettivo è tornare a giocare a giugno. Ho ancora qualche visita da fare, i medici devono incrociare tutti i dati.
Se si decide di mantenere il defibrillatore sottocutaneo, in Italia non potrò giocare: qui da noi la salute viene prima dell’individuo, e non sto dicendo che sia una regola sbagliata. Ma all'estero sì, praticamente ovunque. Gliel’ho detto, il calcio è troppo importante per me, non posso permettere a me stesso di mollare così. Io ci riprovo, senza ombra di dubbio. Vedrò anche come starò: se avrò paura, se non sarò tranquillo… allora cambierà tutto. Non escludo affatto di poter togliere il defibrillatore: i medici mi stanno dicendo che c’è questa possibilità. E se fosse estero, non mi spaventa. Già quest’estate sono stato vicino ad andare a giocare all'estero (Nottinngham Forest, ndr). Non ho difficoltà ad adattarmi, mi basta trovare una mia routine.
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