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Amatucci: “Rimanere? Magari da vice-Nicolussi. Cantiere non bene, ma niente scuse”

Marta Bucalossi Redattrice 
La seconda parte dell'intervista a Lorenzo Amatucci, di proprietà della Fiorentina oggi in prestito a Las Palmas

La seconda parte della nostra intervista a Lorenzo Amatucci, centrocampista classe 2004 in prestito a Las Palmas. (QUI LA PRIMA PARTE DELL'INTERVISTA):

Dopo l'esordio solo qualche minuto contro il Monza. Cosa pensa che le mancasse per il salto definitivo?

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A livello fisico facevo un po' di fatica. Devi avere un periodo di adattamento e non è facile. Venendo dalla Primavera l'intensità è totalmente differente. Nell'allenamento puoi adattarti, ma non è mai come in partita. Per il resto c'ero, mi dicevano di stare tranquillo.

Molti tifosi viola l'avrebbero tenuta a Firenze dandole una chance. Che apporto pensa avrebbe potuto dare alla squadra? Considerando che nel suo ruolo c'è solo Nicolussi Caviglia.

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Forse solo perché manca un giocatore lì insieme a Nicolussi. Ma i centrocampisti che sono a Firenze sono tutti di buon livello. Puoi giocare anche senza il play volendo. Quelli che ci sono possono far bene.

Parlando di ex compagni: Martinelli dovrebbe avere più spazio? Comuzzo invece sta avendo delle difficoltà, come le può affrontare un giovane?

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Comuzzo è giovane, ma è il giovane meno giovane che conosco. Ha una testa di una maturità importante. Sta attraversando un momento difficile, un po' come tutti. Non avrà troppe difficoltà a tirarsi su, ad andare avanti. Oltre alla testa ha qualità. Poi ci stanno i momenti di difficoltà. Tommi sta trovando poco spazio, ma è un portiere che può stare a quei livelli. Non giocare mai è difficile, però penso che avere davanti uno come De Gea non è mai tempo sprecato. Può imparare tanto, deve farsi forza.

A proposito invece di compagni di oggi, lei gioca con due Rodriguez: Kirian e Jesé. Cosa le hanno insegnato questi due grandi giocatori?

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Jesé si vede che ha qualcosa di diverso dagli altri, era ed è un fenomeno. E' stato sfortunato perché ha avuto tanti infortuni. Parla anche italiano, ha giocato alla Samp. Mi ha raccontato di Ronaldo. Kirian ha avuto un'esperienza difficile che spero abbia superato definitivamente (ha avuto un tumore, ndr). Ora porta allegria, serenità, gioia, è sempre felice. Non so se era così anche prima della malattia. Ci sono passato anch'io, ho avuto alcuni familiari che hanno avuto questa malattia. Kirian è un leader e una persona fondamentale per il gruppo.

Alberto Aquilani lo conosce molto bene. Anche lui ha giocato nel Las Palmas (stagione 2017/18, ultima stagione di attività). Vi siete sentiti? Tra l’altro c’erano state voci di un interesse del suo Pisa nei suoi confronti, le avrebbe fatto piacere ritrovarlo?

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Mi aveva chiamato lui. Poi quando è uscita Las Palmas l'ho chiamato io per informarlo. Ho un rapporto fantastico con lui. Mi avrebbe voluto a Pisa, ma ha detto che per il mio bene era giusto sfruttare questa opportunità. Mi ha parlato benissimo di Las Palmas. Mi ha detto che alla gente piace il bel gioco. Con lui ho passato degli anni stupendi in Primavera. E' il mister che più mi ha fatto crescere, con il quale ho trovato il mio stile di gioco. Lo ringrazierò sempre. Tutt'ora ci sentiamo, sono contento che sia riuscito ad uscire da un periodo difficile. Spero si tolga delle soddisfazioni.

Un suo pensiero sulla Fiorentina di oggi?

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E' un momento difficile, nessuno se l'aspettava a inizio anno. Ma non si può pensare a quello che è stato. C'è da rimboccarsi le maniche. I tifosi è normale siano scontenti, li capisco. Soprattutto a Firenze dove ci tengono tanto. Penso e spero che possano uscire da questa situazione.

Giocare in uno stadio come quello del Las Palmas, il Gran Canaria dà tanta carica, il Franchi invece oggi è un cantiere. Quanto è difficile giocare in una struttura depotenziata?

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Ho visto anche il Franchi, si fa sentire. Manca una parte importante. A me piace giocare in uno stadio che ti anima, mi piace che ci sia rumore. Mi piace giocare davanti alle persone. Quando giocavo in alcuni stadi di B senti che manca qualcosa. Il tifoso ti trasmette la passione che ha. Ti trasmette grinta, voglia. Un pallone a metà lo vinci te. Non è una bella esperienza giocare in uno stadio in costruzione, ma non è nemmeno una scusa.