La prima amichevole di rilievo, quella di Lisbona contro lo Sporting, aveva attivato il campanello d'allarme. La rosa difettava nelle alternative e non solo, Pioli chiamava a gran voce nuovi acquisti e i segnali positivi venivano più che altro dal blocco difensivo. Dal 29 luglio a ieri sono trascorse oltre due settimane, scandite da altrettante amichevoli: quella contro il Braunschweig e quella di Wolfsburg, entrambe vinte durante la tournée tedesca. Dopodiché quello che si stava rivelando un vero e proprio climax ascendente si è arenato a Viareggio, a due passi dal porto. Il Parma di D'Aversa, neopromosso in Serie B, ha bloccato la Fiorentina su uno scialbo 0-0, facendo tornare sui rispettivi passi gli ottimisti degli ultimi giorni.
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Fiorentina-Parma il giorno dopo: cosa è andato, cosa non è andato
Lo 0-0 rimediato contro i Ducali ad una settimana dall'esordio in Campionato non è incoraggiante, ma non è giusto fare di tutta l'erba un fascio. Una breve analisi a mente fredda per fare il punto della situazione, il giorno dopo
COSA È ANDATO
Poco, molto poco. A differenza della sconfitta di Lisbona, che pure aveva lasciato intravedere alcuni segnali positivi piuttosto netti, la prova di ieri si è portata dietro enormi dubbi sulla praticabilità delle idee di Pioli, e la scarsa concretezza in unione a questo aspetto ha contribuito a rendere opache le prestazioni di quasi tutti i giocatori. Tra i salvabili figura sicuramente Benassi, l'ultimo arrivato: schierato sulla fascia destra del 4-2-3-1 impostato come assetto base, l'ex Torino ha mostrato sin da subito una buona condizione fisica, ed è stato tra i più pericolosi nel primo tempo con un paio di accelerazioni sulla fascia di competenza. Certo è che la posizione ritagliatagli da Pioli non sembra favorirlo, almeno allo stato attuale: nel corso dei 90' era frequente vederlo entrare dentro al campo dettando verticalizzazioni o semplici dai-e-vai ai compagni, a dimostrazione di come le sue caratteristiche naturali lo facciano tendere ad una posizione più centrale.
Posizione che era invece occupata da Eysseric, un altro che si è distinto quantomeno in termini di creatività. Il terreno di gioco in condizioni discutibili non ha aiutato la sua rapidità nello stretto tra controllo e giocata, e anzi ha fatto molta fatica a liberarsi dei marcatori che di volta in volta gli stavano addosso. Però il francese c'è, e lo si è visto in più di un'occasione: al primo minuto, con un tiro di interno destro scoccato troppo debolmente da ottima posizione; all'ora di gioco, con un insidioso mancino intercettato da Nardi. Da un punto di vista tattico, inoltre, il suo ruolo è stato abbastanza particolare: quando il Parma era in fase di possesso si alzava fino a muoversi a fianco di Babacar, con uno dei due mediani che (a partire dal secondo tempo) accompagnava questo suo movimento andando a prenderne il posto sulla linea degli esterni, Zekhnini e Benassi.
COSA NON È ANDATO
Gravi, gravissime difficoltà palesate ancora una volta da Bruno Gaspar sull'out di destra. Il portoghese ha sofferto tantissimo sia nella prima che nella seconda frazione di gioco, fino a quando Pioli non ha deciso di sostituirlo con Tomovic. Ad inizio gara in particolare i maggiori pericoli venivano tutti dal suo lato, e non è un caso che a fine gara Baraye (l'ala del Parma, dirimpettaio di Gaspar) sia stato premiato come migliore in campo. Ha fatto fatica ma meno del solito anche Maxi Olivera, che dal suo lato ha sofferto meno ed è riuscito a farsi vedere in avanti con un pizzico di costanza in più rispetto al compagno. Entrambi hanno tenuto un baricentro molto alto, senza tuttavia riuscire ad incidere.
Un altro che ha offerto una prestazione decisamente sotto la sufficienza è stato Zekhnini, inconcludente e poco concreto per tutto l'arco dei settanta minuti che Pioli gli ha concesso. Il norvegese non riesce a sopperire con lo scatto e il dribbling all'evidente deficit fisico che gli appartiene, e il fatto che ad ora sia l'unica alternativa sulla sinistra in vista della gara di Milano (oltre ad Eysseric, che però giocherà al centro) non lascia dormire sonni tranquilli. Male anche Babacar, slegato dal reparto e mai servito a dovere salvo in un paio di occasioni in cui lui stesso è arrivato in ritardo. Se ad una prestazione innocua aggiungiamo la difficoltà nell'ignorare le provocazioni dei difensori avversari (Lucarelli ne sa qualcosa) il risultato finale è quello di un Baba incapace di togliersi di dosso le critiche di sempre.
Non fanno ben sperare, in tuttà sincerità, neppure le carenze in fase di costruzione evidenziate dai mediani: Sanchez e Veretout garantiscono tanto lavoro sporco e non si risparmiano, ma la portata media dei loro passaggi è estremamente bassa. Tradotto: la visione di gioco non è di casa, la qualità nei (rari) lanci smarcanti tantomeno. In più, con un Gonzalo che non c'è più ed un ben diverso Vitor Hugo che ne ha preso il posto, le idee scarseggiano anche sulla linea dei difensori.
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