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Sporting-Fiorentina il giorno dopo: cosa è andato, cosa non è andato

Foto ViolaChannel

Una breve analisi per capire quali sono stati i punti di forza della Fiorentina in scena ieri all'Alvalalde, ma anche dove è stata carente

Simone Torricini

Le parole di Pioli a margine della gara sono state chiarissime e non necessitano di particolari interpretazioni: «Abbiamo mantenuto certi equilibri, ma c'è mancato qualcosa in fase di costruzione». La sua Fiorentina non ha sfigurato in casa dello Sporting e, come auspicavamo in questo pezzo d'introduzione alla gara, al risultato è stato dato il giusto peso sia da parte dell'opinione pubblica che degli addetti ai lavori. Ovvero un peso minimo. Resta in ogni caso fondamentale concentrarsi sui vari aspetti della gara, sia quelli su cui il lavoro è a buon punto sia quelli in cui è in ritardo, al fine di valutare correttamente la condizione attuale della squadra. Una squadra in piena fase di costruzione, sì, ma che ha già dato risposte piuttosto ampie.

COSA È ANDATO

Sportiello, innanzitutto. Sia nel rendimento individuale (le due parate, su Bruno Fernandes prima e su Gelson Martins poi, fanno ben sperare) che nel lavoro di reparto assieme ai centrali di difesa. Che a loro volta rappresentano una nota positiva, Capitan Astori in primis: il feeling tra i due sembra essere già su buoni livelli, e nonostante alcuni evidenti limiti della coppia che contro i portoghesi si sono fatti sentire (su tutti la reattività e la rapidità di gambe) hanno dato discrete garanzie. Il blocco arretrato, scusate se è poco, promette solidità.

Un altro apparso in buone condizioni è proprio l'ultimo arrivato, Jordan Veretout: è vero che ha fatto il suo ingresso al 65' in un genere di partita in cui la condizione fisica dice molto sul rendimento generale, ma le sensazioni suggerite dal suo atteggiamento sul campo sono incoraggianti. Sarà sicuramente da affinare il suo feeling con i compagni di reparto, ma per questo c'è tempo. Per quanto riguarda gli incursori alle spalle di Babacar la questione è un po' più complessa: singolarmente ciascuno ha dimostrato di avere in canna buoni colpi e una discreta dose di personalità (di Chiesa già sapevamo molto, ma conferme sono sempre gradite); viceversa, quando si è trattato di dialogare sono emerse alcune difficoltà.

COSA NON È ANDATO

Ed è esattamente con la scarsa comunicazione del reparto offensivo che prendono il via le note negative della partita. Babacar è stato isolato per quasi tutti i 65' in cui ha giocato, ha ricevuto pochissimi palloni giocabili e, di conseguenza, più di una volta ha allargato le braccia spazientito. Ma il suo atteggiamento, certo non l'ideale in un ambiente come quello attuale, va compreso piuttosto che condannato. L'ormai 24enne Baba non è un centravanti mobile, ha bisogno di essere maggiormente coinvolto nel vivo del gioco per entrare in partita; un coinvolgimento verso cui, puntualmente, nessuno tra Hagi, Zekhnini e Chiesa è sembrato interessato, vuoi per scarso altruismo o vuoi per vera e propria difficoltà. Basti pensare che la miglior giocata dell'ora di gioco abbondante di Babacar è stato l'assist per lo stesso Hagi, peraltro viziato da un doppio rimpallo a favore dei viola. Allo stesso modo anche i trequartisti hanno dimostrato scarsa collaborazione fra di loro: gli unici a scambiare qualche pallone sono stati i più giovani, Zekhnini e Hagi, mentre Chiesa è parso piuttosto defilato in questo senso.

Se in quella zona di campo sono quantomeno previsti dei nuovi arrivi, le fasce arretrate sono un punto debole destinato a rimanere tale. Bruno Gaspar e Maxi Olivera hanno fatto passi avanti (il primo rispetto alle scorse settimane, il secondo rispetto alla stagione 2016/17), ma non sembrano ancora in grado di offrire un rendimento costruttivo. Da segnalare il portoghese più coraggioso in termini di sortite offensive (comunque poco fortunate), con l'ex Penarol maggiormente dedito alla fase di contenimento. A proposito di Olivera: anche Cristoforo, connazionale e suo carissimo amico, è stato uno dei flop della gara. È trascorso un anno dal suo arrivo a Firenze, e nonostante questo resta ancora uno dei massimi punti interrogativi della sessione estiva di dodici mesi fa. In ogni caso nelle prossime settimane tra un accorgimento e l'altro Pioli dovrà anche inventarsi una collocazione tattica per l'ex Siviglia.

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