Lo ammettiamo, il rischio della sindrome da "erba del vicino" c'è. Perchè parlare bene della gestione Urbano Cairo al Torino farebbe storcere il naso a moltissimi tifosi granata. E va detto che i risultati del recente passato non danno assolutamente ragione al patron del Toro nel confronto con i Della Valle. Ma nel calcio, si sa, conta soprattutto il presente che vede un netto sorpasso. Non tanto (e non solo) nella classifica, che è comunque parziale, quanto semmai nelle ambizioni e negli investimenti. La parabola degli ultimi anni è diametralmente opposta: mentre la Fiorentina ha scelto di abbassare l'asticella, il Torino sta aumentando gli sforzi. Pensate che appena 5 anni fa il monte ingaggi che si permettevano i Della Valle era doppio rispetto a quello di Cairo, mentre già dalla stagione scorsa è avvenuto l'avvicendamento: dietro alle "big" adesso c'è il Toro. Che non disdegna certo le plusvalenze, ma è pronto a rifiutare anche maxi offerte (vedi alla voce Belotti). E costruisce la squadra pensando in primis all'aspetto tecnico, cercando un giusto mix tra giovani talenti e giocatori pronti subito. Come Sirigu che difficilmente frutterà grandi plusvalenze (cosa che invece garantirà Lafont), ma a differenza del francese ha fatto spesso la differenza sul campo. Certo finora Cairo ha raccolto pochissimo, ma almeno dà la sensazione di provarci: si può dire lo stesso della Fiorentina di oggi?
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E il Torino si travestì da Fiorentina: ora Cairo va in sorpasso
La gestione Cairo fin qui è inferiore, per risultati, rispetto alla Fiorentina dei Della Valle. Ma le prospettive si stanno ormai ribaltando
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