Intervenuto a Rtv38, l'ex dirigente viola Dario Dainelli ha spiegato i perché dell'addio dalla Fiorentina: "Due anni fa mi chiamò Pradè, dunque la prima estate che volevo passare con la mia famiglia l'ho messa da parte. Non ho pensato molto a quello che stavo facendo, avevo solo l'entusiasmo di tornare a Firenze e alla Fiorentina. Qualche giorno prima ero in vacanza, qualche giorno dopo già in tournée negli Stati Uniti. Sono stati due anni complicati dal punto di vista dei risultati e di quello che è successo nel mondo, però una bella esperienza. L'addio? Ero partito con entusiasmo e non avevo valutato molto il mio ruolo (supervisore dell'area tecnica n.d.r.), nel quale sembra che fai poco ma sei quotidianamente con un gruppo squadra formato da oltre sessanta persone. Essendo il referente di tutti entri in tante dinamiche tra giocatori, dirigenti e staff. Ad un certo punto però non sapevo neanche io che cosa facevo, avrei voluto girare e invece con il Covid non era possibile. Questo mi ha fatto venire qualche dubbio, e nel momento in cui mi hanno proposto un ruolo nel settore giovanile mi sono detto che volevo ripartire con la rabbia giusta. Quindi prima riprendermi, studiare e poi eventualmente tornare nel calcio".
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Dainelli e l’addio: “Ruolo particolare, volevo altro. Dissi sì senza pensarci”
L'ex capitano e dirigente viola Dario Dainelli ha spiegato i perché del suo addio dalla Fiorentina
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Dainelli prosegue: "Cosa non rifarei? A posteriori c'è sempre qualcosa, però è troppo facile dirlo dopo, al momento era molto difficile mantenere l'equilibrio. Adesso il fulcro del calcio è la guida tecnica e va scelta bene, bisogna crederci e dargli tanta forza. È quello che fa la differenza. Italiano? Facevo ogni giorno relazioni di diversi allenatori, guardando anche le lezioni che hanno fatto a Coverciano. Nella relazione su Italiano avevo scritto dei principi di gioco incentrati sulla verticalità, su poche pause nelle esercitazioni e sull'attaccare lo spazio. Fare il difensore di Italiano ha dei pro e dei contro, il campo alle spalle non fa paura se c'è pressione. Iachini? Sia lui che Montella sono allenatori di qualità. Adesso sono contentissimo di Italiano ma non voglio criticare gli altri che con gli stessi giocatori hanno fatto peggio".
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