Pantaleo Corvino, responsabile dell'area tecnica del Lecce ed ex direttore sportivo della Fiorentina, ha parlato a Radio Bruno Toscana:
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Corvino: “Vlahovic? Tifo perché resti alla Fiorentina. Su Prandelli e Nico Gonzalez…”
L'opinione dell'ex ds viola
Vlahovic? "A Tuttosport ho detto che può fare il titolare in qualunque grande club. Faccio il tifo perché possa rimanere nella Fiorentina, ma i direttori sportivi sono funzionari che ascoltano offerte e poi le portano alle proprietà, che decidono loro se un calciatore va ceduto o no. Mutu aveva un'offerta della Roma e spingeva per andarci, chiedendoci un ingaggio che non potevamo soddisfare. Muriel lo avevo preso in prestito perché in quel momento non avevamo le capacità per acquistarlo subito, ma l'intenzione era di riscattarlo".
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Dragowski? "Mi aspettavo questa crescita. È stato il primo calciatore che ho preso all'inizio del mio secondo ciclo. E anche la mia prima delusione, perché Sousa non lo riteneva pronto. Credo nella scuola polacca di portiere, a Firenze avevo preso anche Boruc".
Chiesa? "Nonostante avessi proposte per lui, la proprietà non mi ha mai detto di venderlo. Lo stesso vale per Milenkovic. Per Chiesa la Juventus ci offriva 40 milioni più uno tra Spinazzola e Demiral: avrei preso il turco a titolo definito e l'italiano in prestito".
Nico Gonzalez? "Nell'ultimo viaggio in Argentina avevo trattato due giocatori, Lautaro Martinez e appunto Gonzalez. Potevamo portarlo già a Firenze, ma l'offerta dello Stoccarda era di gran lunga superiore. Era un giocatore in evoluzione a livello tattico, ma si vedevano potenzialità tecniche importanti".
Prandelli? "Arrivai alla Fiorentina che era stato scelto un altro allenatore (Guidolin, ndr), fu molto dolorosa la telefonata per comunicargli che avrei preso Cesare. Sono stati cinque anni straordinari sotto l'aspetto dei risultati. Le fortune di un direttore è avere un allenatore, e viceversa. Tra me e lui ci sono state tante contraddizioni, compresa quella su Mutu: era d'accordo sulla sua cessione alla Roma, poi quando tornai dall'incontro con i giallorossi per chiudere a circa venti milioni, il presidente mi disse che era saltato tutto perché l'allenatore non era d'accordo. Me ne tornai a Lecce, contrariato, poi Diego Della Valle mi chiamò dicendomi che avevo fatto un buon lavoro e allora rientrai a Firenze, conscio che non avevamo fatto la scelta migliore".
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