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Stefano Cecchi, sulle pagine della Nazione, ha commentato il momento pessimo di Nikola Milenkovic. Ecco le sue parole:
Che cos’è stato quel colpo di braccio sul terminare di una partita che meritava di finire diversamente? Un segno del destino avverso? Un accanirsi della sfortuna? O solo il sigillo di un periodo nero? Nicola Milenkovic da Belgrado è oggi un giocatore sul banco degli imputati. Gran parte di Firenze imputa infatti alla sua disattenzione, a quel suo braccio colpevolmente largo come una vela, la causa di una sconfitta dolorosa come poche. Qualcosa che lo farà stare male come e forse più di un normale calciatore. Perché Milenkovic nell’economia della rosa viola non è uno qualunque, anzi. Così, poco importa capire cosa sia stato il colpo di mano finale che ha condannato alla sconfitta, se sbavatura casuale o segno del destino che si accanisce contro chi è in difficoltà. Qualunque cosa sia stata, adesso tocca a lui e solo a lui raddrizzare la fortuna. Tocca a lui, sul campo, squarciare il velo che nasconde la felicità e riconvincere tutti della sua qualità di difensore di livello. Qualcosa che assomiglia a un nuovo esame di maturità. Perché fra il lasciarsi inghiottire dai gorghi del destino o lottare con forza per riemergere, è il discrimine che segna la differenza fra i calciatori senza carattere e quelli con un’anima di acciaio. Quella che lui ha già mostrato e non può essersi ora liquefatta come neve al sole. Nikola Milenkovic, più che una sfida un manifesto orgoglioso della violitudine.
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