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(Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)
Forse le "montagne russe" fanno parte del Dna di questa squadra. Già nella scorsa stagione, del resto, la Fiorentina di Italiano ci aveva abituato a sbalzi di umore (e di prestazioni) clamorosi. Era capace di perdere fragorosamente a Salerno e Genova (Samp) e poi battere Roma e Juventus. Anche quest'anno era partito con alti e bassi (più bassi che alti) prima che da metà febbraio iniziasse una striscia di risultati da record. 9 vittorie consecutive e un filotto di 14 risultati utili fino al match con l'Atalanta, con un attacco implacabile e una difesa di ferro. Tutto faceva pensare che la Fiorentina avesse raggiunto la "maturità" che è propria delle grandi squadre. Quella tenuta mentale che ti permette di tenere sempre alta l'attenzione.
E invece gli ultimi giorni ci raccontano il contrario. Prima la clamorosa eliminazione sfiorata con il Lech Poznan, con il parziale di 0-3 rimediato solo nel finale. Poi il copione che si ripete a Monza, con 2 gol di vantaggio dilapidati in mezzora e la squadra che si scioglie all'improvviso. Due episodi eclatanti e inattesi. E una striscia attuale decisamente negativa: 1 sola vittoria nelle ultime 5 gare ufficiali, con 2 pareggi e 2 sconfitte. "Forse qualcuno aveva già la testa a giovedì" ha detto Pradè ieri sera. Non proprio il massimo per una squadra che ambisce a diventare frequentatrice abituale dell'Europa e che adesso si prende il rischio di mollare il campionato per fare "all in" sulle coppe. E così anche il finale di stagione sarà senza mezze misure, da una parte il trionfo e dall'altra un pugno di mosche.
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