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L'intervista

A tutto Sottil: “Non mi pesa essere figlio d’arte. Sacrifici? Per me è naturale”

GERMOGLI PH: 17 LUGLIO  2021 MOENA

L'esterno parla della sua storia e di come è diventato calciatore

Redazione VN

Riccardo Sottil ha parlato in una lunga intervista rilasciata ai canali ufficiali Viola. L'attaccante ha parlato a 360 gradi e ha rivelato tanti piccoli segreti che lo riguardano:

"Il calcio per me è ragione di vita. Da piccolo, mio padre giocava a calcio, una vita in Serie A, adesso fa l’allenatore. Quindi sono nato già nella culla col pallone. I primi regali dai miei zii o nonni sono sempre stati palloni. Però quello che dico sempre anche ai miei amici è: ‘Il calcio è DNA, però va sviluppato con il lavoro’. Il talento te lo da madre natura, ma non devono mancare costanza e attitudine al lavoro. È quello che fa la differenza. E’ normale che crescendo nella mia famiglia, con mio padre calciatore, tutta la famiglia calciofila, l’argomento in casa è sempre il calcio. Andavo al campo con mio padre, stressavo mio padre per andare al campo, negli spogliatoi con loro, prendevo le scarpette degli altri giocatori, le lucidavo. Per me è un’ossessione da quando ero veramente piccolo, da quando avevo 4-5 anni. "

"Essere figlio d’arte può mettere aspettative. Però la pressione non l’ho mai sentita. Mio padre è sempre stato un grande, non mi ha mai messo pressione, anzi. Quando la Fiorentina mi ha preso all’età di 16 anni. E’ stata la mia prima esperienza fuori da casa a Torino. Avevo i nonni, gli zii, i miei genitori, con mio padre che però allenava quell’anno a Siracusa e faceva avanti e indietro, così come mia mamma. Ero sempre ovattato, erano sempre là a farmi fare tutto, a portarmi a destra e a sinistra. Quando ero piccolo, a 4 anni mi chiedevano cosa volessi fare da grande, ho sempre risposto che volevo fare il calciatore."

"Sacrifici? Personalmente l’ho sempre vissuta bene. A me è venuto sempre tutto molto naturale. Per esempio, non andare in discoteca, non fare tardi la sera, mangiare bene, non bere, non fumare. Tra l’altro non ho mai toccato niente, è una cosa che non mi piace. Anche l’odore del fumo mi dà fastidio. I sacrifici veri sono altri, io vengo pagato per giocare a calcio. La nostra azienda nel calcio è il nostro corpo. Più sta meglio e più ti fa fare la prestazione, ti fa andare più forte. Ogni minimo dettaglio va curato, dall’alimentazione, al recupero, al ghiaccio, il post allenamento, il post partita. Non ho segreti, ma faccio quello che devo fare. Sto attento all’alimentazione. E’ normale sgarrare, non siamo robot, magari quando sono in vacanza. Quando hai un giorno libero, ti concedi qualcosa, siamo essere umani. Ma non è il dolce o la bibita in più, qualche volta, che ti fanno la differenza. "

 

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