Della Fiorentina fu anche socio attivo, molto polemico e con un grande ascendente sulla tifoseria gigliata al punto che era diventato un importante punto di riferimento della dirigenza della società viola stessa. Mario entrò nel “mito” quando, per festeggiare lo scudetto del 1956, “scalò” la torre di Arnolfo sotto gli occhi del sindaco La Pira per issare sul punto più alto di Palazzo Vecchio il vessillo viola, gesto che poi ripeté anche in occasione del secondo scudetto tredici anni dopo.
Quella domenica 19 gennaio 1975, alle ore 14:30, cioè al fischio iniziale di Juventus-Fiorentina, Mario disse “Mi fa freddo, mi fa molto freddo”. Dieci minuti dopo venne colto da un fatale collasso cardiocircolatorio che ne causò la morte durante il tragitto all’ospedale Mauriziano. La notizia della scomparsa del più importante tifoso viola si sparse fra i tifosi presenti allo stadio al termine del primo tempo. Al termine della partita, in cui una Fiorentina rimaneggiata riuscì a strappare un importante punto alla Juventus capolista, il presidente gigliato Ugolini ed altri dirigenti si recarono subito all’ospedale torinese. Le esequie si tennero il mercoledì dentro lo stadio di fronte alla tribuna d’onore e vi presero parte più di cinquemila persone.
Il suo amico, e voce storica del calcio italiano, Nicolò Carosio scrisse su La Nazione: “Mario Fantechi, lavoratore e ottimo padre di famiglia, ha distrutto le sue coronarie soprattutto per i palpiti procuratigli dalla sua Fiorentina. Ed, in fondo, mentre sugli spalti dello stadio di Torino ci lasciava, forse neppure se ne sarà rammaricato”.
Roberto Vinciguerra (cons. ass. "Storia Viola")
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