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Il ricordo

Sandrelli e il breve passaggio di Sinisa a Firenze come giocatore

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Un altro frammento di storia viola raccontato su Facebook da Massimo Sandrelli: quando Mihajlovic vestì la maglia viola ma solo per poche ore...

Saverio Pestuggia

Un altro frammento di storia viola raccontato su Facebook da Massimo Sandrelli

Sinisa poteva venire alla Fiorentina? Me lo ha ricordato Raffaele Righetti (splendida memoria storica della Fiorentina prima e dopo il fallimento). Già era proprio stato stato fatto l’accordo. Roberto Mancini, allora allenatore “neo abilitato” ci teneva molto e la vittoria in coppa Italia gli aveva concesso credito ulteriore verso Vittorio Cecchi Gori. Ottavio Bianchi, in quel momento responsabile tecnico della Fiorentina, nicchiava. Mario Sconcerti amministratore, era perplesso. Mancini, però, non aveva dubbi: sarebbe stata la persona giusta. Quando, timidamente gli chiesi se non fosse troppo in là con gli anni, capii che lui ne aveva bisogno in campo ma anche fuori. Lo considerava, oltre la loro confidente amicizia, un possibile direttore di campo. All’epoca, Mihajlovic era alla Lazio.

La trattativa

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Di ritorno dalla Spagna, con Mario ci fermammo a Roma. L’appuntamento era in via dei Cappuccini, allo studio di Sergio Cragnotti, presidente, proprietario della Lazio e di tanto altro. C’era anche il figlio Massimo e il diesse Nello Governato. Cragnotti senza esitare, dopo qualche scambio di forma, propose uno scambio alla pari con Moreno Torricelli. I due giocatori era coetanei e sul finire delle loro carriere. Cragnotti non fece pause: a quanto facciamo la plusvalenza? Mario si voltò verso di me con aria interrogativa. Queste queste pratiche contabili che a Torino hanno fatto nel tempo con una “produzione industriale” non è una storia nuova. Ci accordammo per venti miliardi, tanto nessuno avrebbe visto una lira ma il trucco serviva a “correggere” il bilancio.

Il rilancio di Cragnotti

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Tutto a posto, quindi? Tutto bene ma Cragnotti un “piccolo caimano” cresciuto in ben altre acque, chiese di Rui Costa. Mario Sconcerti tossicchiò come quando è più nervoso del solito. Non si poteva vendere anche Rui Costa. Cragnotti capi’ e scrisse qualcosa su un foglietto che pose sulla scrivania, coperto. Mario se lo prese, lo guardò e i colpi di tosse diventarono una gragnola: si andava oltre i cento miliardi…Cragnotti con un sorriso soddisfatto concluse: ci doveste ripensare…Ma di tutto ciò poi non se fece nulla. Cecchi Gori il giorno dopo provvide a cambiare ancora assetto societario. Sconcerti dette le dimissioni. Niente plusvalenza, niente Rui Costa (che poi fu venduto di corsa insieme a Toldo) ma soprattutto niente Miha con la prima grande delusione di Roberto Mancini. Il serbo era un combattente lo ha dimostrato negli anni, fuori e dentro, in panchina e in camera di ospedale. Era un uomo. Il suo destino e il colore viola si incrociarono anni dopo, in un’altra stagione, con poca fortuna.

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