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VN – Nuovo Franchi, ecco il percorso che attenderebbe la Fiorentina con lo sbloccastadi

Quali sono le tappe che la società viola dovrebbe percorrere in base al nuovo emendamento?

Federico Targetti

L'emendamento sblocca stadi è nella fase finale del percorso verso la promozione a legge: si parla di metà settembre. In molti ne hanno discusso, anche perché il periodo è molto intenso sul versante politico, ma in pochi hanno capito veramente cosa comporta all'atto pratico per la Fiorentina. Allora ecco una panoramica dell'intero iter legislativo che la società del presidente Commisso deve intraprendere per mettere mano al Franchi, che sia per ricostruirlo o semplicemente per ristrutturarlo.

Parte prima - Presentazione e valutazione del progetto, pre-emendamento

Già a partire dal 2014 (Legge 27 dicembre 2013, n. 147, articolo 1, comma 304) un soggetto che voglia intervenire su un impianto sportivo è tenuto a presentare al relativo Comune uno "studio di fattibilità", ovvero una sorta di progetto corredato da un piano economico-finanziario e da un accordo con una o più associazioni o società sportive che andranno ad utilizzare la struttura in questione (nel caso della Fiorentina, chiaramente, non serve l'accordo con nessuna società, essendo la società stessa il soggetto interessato). L'Amministrazione Comunale deve quindi valutare la proposta riunendo tutti gli individui competenti in un incontro detto "conferenza di servizi", ed emettere un parere entro 90 giorni dalla presentazione.

Dopo aver incassato questo primo parere positivo, la Fiorentina dovrebbe apportare le ultime modifiche e presentare il progetto definitivo al Comune, che avrebbe altri 30 giorni per valutarlo e dare finalmente il via libera. Il problema è che la Sovrintendenza ha posto il proprio veto sull'unico progetto presentato fino ad ora, quello a firma dell'Architetto Casamonti.

Parte seconda - Approfondimento sullo studio di fattibilità

Secondo il Decreto Legge 24 aprile 2017, n.50, articolo 62, comma 1, lo studio di fattibilità di cui abbiamo parlato può prevedere costruzioni anche non destinate all'attività sportiva, purché siano funzionali al finanziamento (ristoranti, centri commerciali etc.) e all'agibilità dello stadio. È possibile demolire l'impianto, ricostruirlo, riconvertirlo. Se l'impianto è pubblico, come lo è il Franchi, lo studio di fattibilità può contemplare la cessione ad un privato da parte dell'Amministrazione Pubblica del diritto di superficie o del diritto di usufrutto.

Cosa sono? Il diritto di superficie concede a chi se ne avvale, la proprietà di una costruzione all'interno di un terreno altrui; il diritto di usufrutto invece concede di servirsi di un bene di proprietà altrui, godendo dei ricavi a patto di non cambiare la destinazione economica di tale bene. In sostanza, nel primo caso la Fiorentina sarebbe proprietaria del nuovo Franchi, nel secondo non lo sarebbe, ma percepirebbe ogni tipo di incasso derivante da esso. Il diritto di superficie e quello di usufrutto non possono essere ceduti per una durata superiore al periodo di tempo previsto per il recupero dell'investimento, stabilito nel piano economico-finanziario, con un massimo rispettivamente di novanta e trenta anni.

E' esattamente qui che entra in scena l'emendamento. Letteralmente: il testo si riallaccia al comma 1, inserendo i commi 1-bis e 1-ter. Cosa stabiliscono? Andiamo avanti...

Parte terza - Cosa cambia con l'emendamento

La Fiorentina, stando a quanto si legge nello sblocca stadi, può intervenire sullo stadio nonostante sia un bene culturale, a patto che gli elementi di valore architettonico, culturale e testimoniale vengano tutelati. Fin qui niente di nuovo.

L'emendamento però ammette la possibilità di riprodurre tali elementi anche altrove e in dimensioni diverse da quelle originali, e assegna al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali (d'ora in poi "Mibact"), non più alla Sovrintendenza, il compito di individuarli. Quindi, il Dottor Pessina e i suoi uffici vengono privati di ogni voce in capitolo? No: possono ancora fornire indicazioni e raccomandazioni sulla tutela di alcuni specifici elementi, ma lo devono fare entro tempi molto più brevi rispetto a prima, e, cosa fondamentale, non hanno più il diritto di veto. La valutazione del Mibact deve pervenire entro 90 giorni dalla presentazione del progetto, termine prorogabile a 120 giorni nel caso in cui mancassero dei documenti necessari al procedimento. Scaduto questo termine, qualsiasi vincolo di interesse culturale decade, risultando comunque in un semaforo verde per la Fiorentina. La palla è quindi nelle mani del Comune, unica entità che può bloccare l'avanzamento dell'iter burocratico, con le tempistiche indicate nella parte prima; è chiaro che nessuno può fare quel che vuole, ci sono delle regole e delle istanze da rispettare e l'Amministrazione Comunale, con le varie commissioni, deve assicurarsene; nessuna brusca frenata, tuttavia, potrà più giungere da Palazzo Pitti.

Le valutazioni di interesse culturale e di impatto ambientale e paesaggistico, in definitiva, non avranno mai la meglio sulle esigenze di funzionalità, di adeguamento agli standard europei e di sostenibilità economico-finanziaria dell'impianto. In linea teorica, ogni tipo di intervento è possibile, anche una completa demolizione e ricostruzione, previo parere del Mibact su cosa si debba salvare e dove lo si debba ricollocare e con il via libera del Comune di riferimento. Rocco Commisso potrà finalmente tentare di raggiungere con lo stadio Artemio Franchi gli standard delle big europee, sempre che voglia mettere da parte l'alternativa Campi Bisenzio e lo stadio di proprietà.

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