Le vittorie contro Verona e, soprattutto, Monza sono arrivate da squadra matura. In alcuni momenti della stagione il bel gioco passa in secondo piano perché le partite - come dice il criticato Pioli - si possono vincere anche 1-0
“Maturità t'avessi preso prima” cantava Antonello Venditti in “Notte prima degli esami”. A quella maturità, la Fiorentina, sembra esserci arrivata. La speranza è di non essere smentiti nel prosieguo della stagione, ma la strada – specialmente dopo la vittoria contro il Monza –pare essere tracciata. Perché il successo contro i brianzoli, sommato a quello ottenuto contro il Verona, è arrivato al termine di una partita giocata proprio da squadra matura (appunto).
Le prestazioni contro la formazione biancorossa e l'Hellas non sono state certo da stropicciarsi gli occhi, ma poco importa. Perché nel corso di un'annata ci sono momenti in cui il pragmatismo deve prevalere sul bel gioco. Soprattutto quando le concorrenti per l'Europa balbettano.
Contro il Verona, la Fiorentina ha retto ai colpi gialloblù (grazie a un super Terracciano) per poi timbrare il cartellino quando nessuno se l'aspettava. Fortuna? Può darsi. Ma la fortuna bisogna cercarsela.
All'U-Power Stadium, Di Gregorio ha addolcito il Natale viola. Ma ciò che ha risaltato agli occhi è stata la voglia dei giocatori della Fiorentina di portare a casa una vittoria rivelatasi, alla fine, pesante come un macigno. Biraghi & co. hanno badato al sodo: tutta sciabola e niente fioretto. Anche Italiano ha capito l'antifona schierando la retroguardia a tre a difesa del vantaggio. Un trionfo netto, quello di Monza, ottenuto – vietato dimenticarlo – senza Martinez Quarta, Bonaventura e Nico Gonzalez.