Fiorentina, manca qualità
—“Facciamo tanti errori individuali, sia come letture che come movimenti”, ha detto ieri Palladino. Frasi e parole che abbiamo sentito ripetere spesso in passato e che sono esattamente lo specchio della realtà. Là dietro, i viola, sono vulnerabili perché non ci sono difensori forti davvero. Se poi ci uniamo le difficoltà nel mettere in pratica le idee del nuovo allenatore (“Non abbiamo identità, siamo ancora una via di mezzo”) il risultato non può che essere quello che stiamo vedendo: una squadra che non sa alzarsi o se aspettare, se pressare o lasciar far gioco agli altri e che quindi diventa una specie di zattera in balìa delle onde. E se sull'organizzazione e i meccanismi è giusto aver pazienza e aspettare che entrino nella testa dei giocatori, sul loro livello è dura immaginare chissà quale salto di qualità. E poi il centrocampo. La coppia Mandragora-Amrabat è roba da Fiorentina di Beppe Iachini e, per chi se lo fosse scordato, quella squadra lottava per salvarsi. Manca (tanta) qualità e, qualora dovesse partire il marocchino, mancherebbe anche un giocatore di corsa e struttura. Magari, con un pizzico di capacità tecniche in più. Altrimenti diventa dura imporre se stessi e proporre un calcio offensivo. Sarebbe un peccato, non intervenire. Anche perché in tutto questo là davanti i viola hanno sicuramente buoni giocatori e soluzioni interessanti ma se nessuno gli porta il pallone rischiano di rimanere lassù: abbandonati a se stessi e senza poter far valere le loro potenzialità. Anche per questo Palladino dice di avere in mano una formazione a metà e senza identità. Perché mancano pezzi per poterla completare e allora si, potersi mettere al lavoro sul serio.
Palladino e Pradè, tocca a voi
—Sia chiaro. Ciò non significa che con questi uomini non si possa e debba far meglio. L'approccio, prima di tutto: se una squadra entra in campo in quelle condizioni (molle, senza cattiveria, moscia, distratta) un po' di responsabilità va data anche a chi l'ha preparata. E poi ancora. Proporre Beltran centravanti somiglia molto ad un accanimento terapeutico. Non lo è, non lo può e non lo potrà mai essere. Inutile insistere. E per fortuna che, a proposito di prime punte, Kean sta continuando a dare sensazioni molto positive. Tiene il pallone, attacca la profondità, ha già trovato il gol. Là davanti però, serve qualcuno che gli possa dare il cambio. E' uno dei tanti “tasselli che mancano”, tanto per continuare a usare le parole dell'allenatore: un difensore forte (titolare), un altro che entri nelle rotazioni, un esterno di sinistra (ma non era Italiano che non capiva nulla perché non faceva giocare Parisi?), almeno un centrocampista e un attaccante. Quattro/cinque giocatori, in una settimana, più il compito di risolvere i casi Nico e Amrabat. A Pradè, sperando che dagli Usa arrivi il via libera per poter operare abbastanza in libertà, l'ardua missione.
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