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Una settimana per 4/5 acquisti. Sperando che Commisso non si irrigidisca

Matteo Magrini l'imbucata
Il nuovo editoriale per Violanews: le indicazioni delle prime due partite, le lacune della rosa, l'approccio comunicativo di Palladino, le differenze con Italiano
Matteo Magrini

Chissà se gli risponderà come fece un anno fa o se invece, davanti alle insistenti richieste (pubbliche) di rinforzi, Rocco Commisso darà ascolto a Raffaele Palladino e lo metterà nelle condizioni di poter finalmente lavorare su qualcosa di simile ad una rosa definitiva e (soprattutto) competitiva. Ricordate cosa disse nell'agosto scorso quando gli venne fatto notare che i tifosi gli chiedevano altri colpi no? “Hanno i soldi? Li mettano loro e facciano altri acquisti”. Fu questa, ed eravamo più o meno in questi periodo, la replica del presidente. Ora, è vero che il mister ha alle spalle un'ottima carriera, guadagni sicuramente importanti e ha appena firmato un ricco contratto, ma certo sarebbe un po' troppo pretendere che fosse lui a finanziare quest'ultima parte di mercato.

Le richieste di Palladino

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Battute a parte, la questione è seria. Perché il numero uno del club viola non è assolutamente abituato ad avere a che fare con un allenatore così esplicito e, conoscendolo, il rischio che reagisca non proprio benissimo c'è. Si vedrà. Di certo c'è che risulta oggettivamente difficile dar torto a Palladino e quanto visto in queste prime due partite ufficiali (ma anche dalle amichevoli erano arrivati segnali abbastanza chiari) sta lì a dimostrarlo. Mancano qualità e personalità, leadership e capacità di lettura dei momenti diversi della partita. In poche parole, manca esattamente quello che è sempre mancato. Il problema (o forse chissà, potrebbe essere la soluzione) è che adesso come avevamo già sottolineato qualche giorno fa è venuto meno il parafulmine Italiano. Era facile per esempio, per chi non voleva capire, dire che la Fiorentina subiva gol perché teneva la linea difensiva troppo alta. Era esattamente il contrario, e l'ex mister ha provato in tutti i modi a spiegarlo. Eppure il concetto non sarebbe troppo difficile: se hai difensori normali, abbassare la linea vuol dire suicidarsi. Puoi difendere basso se hai Bonucci, Barzagli e Chiellini altrimenti, se messo sotto costante pressione, un reparto di medio/basso livello non può che esporsi a errori e rischi continui.


Fiorentina, manca qualità

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“Facciamo tanti errori individuali, sia come letture che come movimenti”, ha detto ieri Palladino. Frasi e parole che abbiamo sentito ripetere spesso in passato e che sono esattamente lo specchio della realtà. Là dietro, i viola, sono vulnerabili perché non ci sono difensori forti davvero. Se poi ci uniamo le difficoltà nel mettere in pratica le idee del nuovo allenatore (“Non abbiamo identità, siamo ancora una via di mezzo”) il risultato non può che essere quello che stiamo vedendo: una squadra che non sa alzarsi o se aspettare, se pressare o lasciar far gioco agli altri e che quindi diventa una specie di zattera in balìa delle onde. E se sull'organizzazione e i meccanismi è giusto aver pazienza e aspettare che entrino nella testa dei giocatori, sul loro livello è dura immaginare chissà quale salto di qualità. E poi il centrocampo. La coppia Mandragora-Amrabat è roba da Fiorentina di Beppe Iachini e, per chi se lo fosse scordato, quella squadra lottava per salvarsi. Manca (tanta) qualità e, qualora dovesse partire il marocchino, mancherebbe anche un giocatore di corsa e struttura. Magari, con un pizzico di capacità tecniche in più. Altrimenti diventa dura imporre se stessi e proporre un calcio offensivo. Sarebbe un peccato, non intervenire. Anche perché in tutto questo là davanti i viola hanno sicuramente buoni giocatori e soluzioni interessanti ma se nessuno gli porta il pallone rischiano di rimanere lassù: abbandonati a se stessi e senza poter far valere le loro potenzialità. Anche per questo Palladino dice di avere in mano una formazione a metà e senza identità. Perché mancano pezzi per poterla completare e allora si, potersi mettere al lavoro sul serio.

Palladino e Pradè, tocca a voi

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Sia chiaro. Ciò non significa che con questi uomini non si possa e debba far meglio. L'approccio, prima di tutto: se una squadra entra in campo in quelle condizioni (molle, senza cattiveria, moscia, distratta) un po' di responsabilità va data anche a chi l'ha preparata. E poi ancora. Proporre Beltran centravanti somiglia molto ad un accanimento terapeutico. Non lo è, non lo può e non lo potrà mai essere. Inutile insistere. E per fortuna che, a proposito di prime punte, Kean sta continuando a dare sensazioni molto positive. Tiene il pallone, attacca la profondità, ha già trovato il gol. Là davanti però, serve qualcuno che gli possa dare il cambio. E' uno dei tanti “tasselli che mancano”, tanto per continuare a usare le parole dell'allenatore: un difensore forte (titolare), un altro che entri nelle rotazioni, un esterno di sinistra (ma non era Italiano che non capiva nulla perché non faceva giocare Parisi?), almeno un centrocampista e un attaccante. Quattro/cinque giocatori, in una settimana, più il compito di risolvere i casi Nico e Amrabat. A Pradè, sperando che dagli Usa arrivi il via libera per poter operare abbastanza in libertà, l'ardua missione.

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