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Ufficiale: è tornata la Fiorentina di Italiano. E ora tutto sulla Conference

Enzo Bucchioni
Finalmente si sono visti i veri Dodo, Mandragora e Ikone. Contro il Milan bene anche Cabral e Jovic

Enzo Bucchioni

Diciamolo ad alta voce: la partita della Fiorentina con il Milan è stata la più bella dell’anno e per chi ama il calcio prestazioni del genere valgono più della vittoria, ti fanno capire il reale valore della squadra, le qualità del gioco, il lavoro che è stato fatto per arrivare a un livello così alto. E ripagano un po’ delle delusioni patite in campionato fino ad oggi, diciamo anche questo. O meglio, ti dicono che c’è ancora tempo per prendersi delle rivincite. Sabato s’è rivisto tutto il campionario del calcio di Italiano, partendo dalla palla che gira ad alta velocità, un tocco-due tocchi, al movimento dei giocatori, i cambi di fronte offensivo per aprire la difesa, l’aggressione alta della palla nella fase difensiva per impedire le ripartenze, insomma s’è ritrovata quella squadra che l’anno scorso aveva prima sorpreso e poi incantato, s’è visto il reale valore di alcuni giocatori che fino ad oggi avevano deluso, a cominciare da Dodò. E’ la partita della svolta? Non lo sappiamo, ovviamente serviranno conferme e continuità, ma torno alla prestazione dalla quale ripartire. Si sono viste cose calcisticamente belle come mai in stagione, ben superiori nel gioco e nel rendimento collettivo anche al 4-0 di Braga che sembrava l’apice. Insomma, il gioco è tornato e la squadra c’è. Questa, del resto, avrebbe dovuto essere la Fiorentina progettata e programmata in estate e ancora una volta non rinnego il sette che avevo dato al mercato. Poi ci sono state numerose contrarietà che non ho mai descritto come scusanti, ma delle quali non si poteva non tenere conto. Nei mesi abbiamo raccontato le difficoltà di troppi giocatori non abituati a tre partite la settimana e forse anche quelle dell’allenatore alla sua prima esperienza nelle coppe. Il tutto complicato dall’assenza per mesi degli esterni titolari (Nico e Sottil), alle difficoltà di inserimento di Dodò fermo da mesi, al recupero più lento del previsto della forma dell’infortunato Mandragora, al problema del gol non risolto da uno Jovic in difficoltà e da un Cabral che solo adesso ha cominciato a star fisicamente bene dopo aver cambiato modo di allenarsi e di giocare. Tutto questo messo assieme, lo ripeto non è una scusante, ma la descrizione della realtà, ha condizionato il rendimento soprattutto in campionato.

Dodo, Mandragora, Ikoné: che prestazione

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Nessuno ha mai nascosto niente, le analisi le abbiamo sempre fatte anche molto critiche, ma senza mai perdere la fiducia nell’allenatore e in questo gruppo di giocatori. Qualche dubbio in più l’ho sempre avuto sugli attaccanti e pensando al futuro continuo ad averlo se i due (Cabral e Jovic) non mi faranno cambiare idea definitivamente, ma chi conosce il calcio sa che certi momenti accadono, non sono infrequenti e come ho scritto mille volte, si superano soltanto con il lavoro e con la compattezza di squadra e di spogliatoio e in società. Non ho mai avuto la sensazione che ci fossero problemi insolubili, senza nascondere le difficoltà. Ovvio. Ero sicuro che Dodò sarebbe prima o poi tornato, l’avevo visto giocare troppe volte in Champions da protagonista. Anche Ikonè lo conoscevamo bene, toccava a lui convincersi che avrebbe potuto diventare protagonista pure con un’altra maglia e giocando un calcio diverso da quello del Lille. Sicurissimo su Mandragora che è un giocatore di qualità e quantità, centrocampista che si vede poco, ma utilissimo. Ancora giovane, ma già esperto. In questi mesi c’era solo da tenere duro sfuggendo alla tentazione di buttare tutto a mare come hanno fatto i Soliti Noti. Nel calcio ci sono spesso delle zone irrazionali, a volte i risultati non vengono, ma i valori complessivi dei gruppi, delle squadre, degli allenatori non possono essere messi in discussione ogni settimana, in base al risultato, le certezze sulle quali lavorare e alle quali aggrapparsi, ci devono essere. E questa Fiorentina delle certezze e la personalità l’ha sempre mostrata (salvo rare occasioni) , anche nelle difficoltà e nelle prestazioni insufficienti. Molti tifosi si sono persi d‘animo, ma loro sono autorizzati e giustificati. Il tifoso ragiona con il cuore, con l’istinto, spesso con la pancia. Si esalta e si deprime a seconda dei risultati. Normale.

La mancanza di equilibrio

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E’ inaccettabile invece il comportamento dei Soliti Noti, quelli che dovrebbero fare informazione e anche opinione (credono loro) che non possono ragionare solo in base ai risultati, superficialmente, per simpatia e antipatia, per convenienza e molto spesso senza neppure conoscere il reale valore dei giocatori che sicuramente non avevano mai visto prima che indossassero la maglia viola. E’ questo, purtroppo, il panorama che si vede dalla finestra viola e sinceramente è deprimente. Queste cose le scrivevo prima della straordinaria gara con il Milan, andate a rileggere se non ci credete. Ma non per fare il profeta, sinceramente perché era ed è inaccettabile tutto quello che viene detto e scritto senza conoscere, solo per buttare tutto all’aria, per spararle grosse e provare a diventare l’anchor man dell’Osmannoro. C’è gente (non tifosi, ripeto) che ha cominciato perfino a interrogarsi su un eventuale esonero di Italiano. Altri hanno parlato di lotta salvezza. I più hanno massacrato questa rosa e il mercato che non sarà stato fatto prendendo fenomeni, ma tutti buoni giocatori. Il problema è che hanno faticato più del previsto, sono stati condizionati da infortuni o da inattività, si sono dovuti inserire nei meccanismi di Italiano. Questo dovrebbe spiegare la critica, invece di massificare o picconare. E invece molto spesso ragionano meglio i tifosi di presunti opinionisti fermi al si può vincere, perdere o pareggiare, cambiando opinione da partita a partita. Infatti ho sentito e letto commenti positivi in eccesso, iperbolici, dopo il Milan. Cambi di casacca e risalite sul carro ormai classiche e prevedibili. Ma si può? E poi dicono che Rocco è irascibile. Purtroppo non è abituato al calcio e a certa superficialità, anche secondo me dovrebbe evitare di sbottare e andare oltre, ma capisco che è faticoso se si mette a sentire e leggere tutto. A volte la pazienza scappa. Nessuno nasce imparato, ma volendo si può imparare. Qui il problema è che la parola d’ordine è presunzione anche da chi non ha né titoli né meriti. Ma non solo. Comunque, torniamo a quello che ci interessa di più: la Fiorentina. Riuscirà a tenere da qui alla fine della stagione (tre mesi) un rendimento costante? I segnali, come detto, sono positivi, ma non faccio il mago. Quello che ho visto mi fa essere ottimista, soprattutto ho rivisto in panchina l’Italiano che mi piace di più e la crescita (anche fisica) di molti giocatori, con il recupero di altri. Molto dipenderà, come sempre, dalla capacità di far gol. La frustrazione dei mesi scorsi l’abbiamo raccontata troppo spesso.

Riecco i centravanti: era l'ora

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E’ cambiata l’aria anche per Cabral e Jovic? Cabral non ha segnato ma ha fatto una grande prestazione al servizio della squadra. Il centravanti è fondamentale per Italiano, deve fare almeno una delle due cose richieste, o gol o lavoro per la squadra e fino a sabato è stato tutto complicato. Se Cabral invece continua a muoversi così, ad aprire gli spazi, a tornare a dialogare è già tanto: i gol arriveranno dagli altri anche grazie al suo lavoro. Il movimento d’attacco non funzionava proprio perché davanti non girava bene la rotellina chiamata centravanti. Ora funziona e s’è visto. Ma anche la convinzione con la quale è entrato Jovic fa tornare il sorriso. Il gol è arrivato non a caso, ma proprio perché il ragazzo serbo s’è mosso come deve, con energia e in armonia con la squadra. Se poi ha ritrovato anche la voglia di dimostrare e vuol provare a vincere la scommessa lo vedremo, intanto portiamoci a casa una prestazione da Jovic condensata in dieci minuti. Sono contento anche per Italiano che in questi mesi ne ha ingoiate tante e s’è dannato come pochi perché per la prima volta in carriera s’è trovato davanti una squadra che non riusciva a tradurre in gioco e in punti tutto il lavoro maniacale fatto durante la settimana. I giocatori l’hanno sempre seguito e questo è stato l’importante. Se non si fosse percepito, se si fossero viste in campo delle crepe con il comportamento, la scarsa abnegazione o la superficialità, ci sarebbe stato da porsi qualche interrogativo, ma come detto la squadra ha sempre creduto nel calcio proposto dal tecnico. E i cambiamenti decisivi dei quali qualcuno parla sono stati minimi, il calcio di Italiano è fluido, Bonaventura dieci metri più avanti o indietro non cambia nulla, l’importante è la filosofia da seguire, il gioco d’attacco, propositivo e veloce. Anche quelli che hanno sempre scelto il luogo comune “cambia troppo” per criticare l’allenatore, ora sono in mutande. Sbugiardati. Da quando sono tornati titolari come Nico o Mandragora, cambia poco, l’ossatura è quella. Il normale turn over, due-tre, per affrontare campionato e coppe. Concludendo, siamo a marzo e nonostante i momenti difficili, la Fiorentina è in semifinale di coppa Italia con vista sulla finale, è negli ottavi di Conference con vista qui quarti di finale e in campionato con tredici gare da giocare, la zona Europa è lontana, ma non irraggiungibile. Andrebbe raccontato anche ai Soliti Noti, ma oggi stanno dicendo che loro l’avevano detto…Pure bugiardi. Restiamo alla concretezza dei fatti. Giovedì arrivano i turchi del Sivaspor e mi aspetto ancora una volta la grande spinta dello straordinario Popolo Viola che sabato contro il Milan ha dato veramente il meglio di sé. Quarantamila eroi nel nome di Astori. La qualificazione va conquistata in casa, giovedì. La trasferta in Turchia sarà ostica in tutti i sensi, al di là del valore dell’avversario, quindi servirà all’andata una grande prestazione e il risultato in ghiaccio. Formazione? Può darsi rientri Milenkovic, se sta bene. Biraghi ha qualche problema, ma Ranieri a Salerno ha giocato spesso sulla sinistra con compiti più offensivi. Il ruolo lo conosce, non c’è allarme come già scrive qualcuno. Per il resto la squadra è questa, l’entusiasmo della vittoria sul Milan e l’energia positiva vanno trasportate in Conference.