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Tre cose che vanno, tre cose che no: due per reparto. I compiti per le vacanze

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Siamo quasi a metà dell'opera, ma quest'anno il giro di boa arriva un po' in anticipo

Federico Targetti

Sono vacanze un po' sui generis, particolari. Per alcuni, i più meritevoli in relazione alla loro nazionalità, c'è un supplemento di lezioni da svolgere all'estero, come se fosse uno scambio culturale, ma con un paese, il Qatar, che quanto a cultura è parecchio indietro. Per gli altri, un mese e mezzo da sfruttare per colmare le proprie lacune e rafforzare i propri pregi. Questo, alla fine della fiera, è il compito di un combattivo Vincenzo Italiano, indomito in sella di fronte a chiare difficoltà che potevano facilmente disarcionarlo. Cerchiamo di mettere a fuoco tre cose su cui continuare a battere e tre che invece vanno corrette, dietro, in mezzo e davanti.

Difesa

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Cosa va: i centrali, in particolare Milenkovic, sono tornati pericolosi sulle palle da fermo e difendono bene quando sono schierati. La spinta dei terzini ha cominciato a trovare buoni sbocchi (l'assist di Dodò a Marassi, il palo di Biraghi a Milano), mentre Terracciano, nonostante ieri l'uscita sia stata al netto del contatto dubbio un po' peregrina, si dimostra sempre un portiere continuo e in generale affidabile.

Cosa non va: Salernitana e poi Milan, il reparto si fa infilare da scambi stretti in verticale con troppa facilità. La difesa di Italiano, lascito dello scorso anno, è ancora troppo aggressiva e se l'avversario indovina il tempo e coglie l'attimo giusto per una combinazione dai-e-vai è facile che i Dia e i Leao si ritrovino in porta senza che i centrali se ne rendano conto. L'anticipo rimane una via da tentare, ma serve "percepire il pericolo", come Spalletti dice che il sorprendente Kim fa benissimo nel Napoli.

Centrocampo

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Cosa va: il nuovo modulo. Amrabat è tornato definitivamente quello di Verona e non ha più il peso dell'intera regia sulle spalle, Mandragora non è Veloso ma al pallone dà comunque del tu, risultando nel frattempo utile anche in fase di non possesso. Bonaventura e Barak si giocano il posto da trequartista e chiunque dei due giochi fa meglio di quanto non possa fare da mezzala. Il problema dell'assenza di un vero regista, così, non è più un problema.

Cosa non va: prima l'era tutto sbagliato, tutto da rifare. Adesso, per quelli che sono gli interpreti e per come sono schierati, poco: Italiano ha trovato una soluzione prima del giro di boa. Quelli più avanzati hanno segnato tre gol nelle ultime tre partite, quelli più arretrati fanno il loro compito. C'è da migliorare ancora un po' il filtro, perché la difesa continua a subire qualche gol di troppo, ma rientrano nell'equazione anche gli errori individuali che non dipendono dal meccanismo collettivo.

Attacco

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Cosa va: bene anche qui con la nuova disposizione in campo e il cambio di atteggiamento. Ne beneficiano Ikoné e Kouamé, bravi nell'attaccare la profondità con un po' più di campo davanti piuttosto che a ricever palla e a giostrarla cercando il pertugio nelle difese schierate. Di conseguenza, arrivano più rifornimenti anche alle punte, che in effetti dalla svolta tattica in poi hanno incrementato uno score altrimenti miserrimo.

Cosa non va: proprio loro, i centravanti. Non che ci sia assoluta siccità di gol, ma in due far centro 5 volte in 15 giornate di campionato non è il massimo. La Conference incrementa il bottino a 11 e fa morale, ma serve qualcosa di più. In questo senso, è ottimo che fra i due ci sia un bel rapporto. Infine, la condizione fisica e mentale di quelli che sarebbero le due ali designate, Sottil e Gonzalez. Loro due, qualsiasi cosa abbiano rispettivamente, vanno recuperati a tutti i costi.

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