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Stadi, introiti e conti in verde, ma la Serie A rimane il supermercato d’Europa

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La politica della Fiorentina e di Rocco Commisso è ormai ben conosciuta. Il patron viola ha sempre lottato per una concezione di calcio che va a scontrarsi con quella attuale. Il bilancio prima di tutto

La Serie A è il "supermercato d'Europa". Forse fa strano dirlo, fa ancora più strano leggerlo, ma le ultime vicende di mercato evidenziano ancora una volta come il campionato italiano sia diventato un luogo dove le grandi squadre europee possono fare quello che meglio credono. In questo caso, dopo i casi di Tonali e Vicario, parliamo dell'Inghilterra ma il tutto si può allargare anche in Spagna e in Germania. Un loop che continua a ripetersi, dove le squadre come Sassuolo, Udinese e Empoli decidono le condizioni per la vendita dei propri gioielli. Con le 7-8 sorelle costrette a fare sacrifici, chi più e chi meno, per acquistare i giovani talenti, per poi vedersi privare di tutto ciò dai milioni inglesi o dalle avance dell'Arabia. Allora che fare? Sarà possibile continuare così?

A casa nostra

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La politica della Fiorentina e di Rocco Commisso è ormai ben conosciuta. Il patron viola ha sempre lottato per una concezione di calcio che va a scontrarsi con quella attuale. Il bilancio prima di tutto, con il rigoroso rispetto per le regole imposte dalla UEFA. Da qui in poi, si articolano le ambizioni della Viola che in questi due anni ha provato a dire la sua sul palcoscenico italiano e mondiale. I nodi però vengono al pettine quando si parla del mercato. Commisso prima e Barone poi hanno ribadito più volte che non ci saranno mai spese assurde per giocatori, ma si dovrà fare tutto con criterio. Ma che fare se una squadra inglese tira fuori un'offerta irrinunciabile? Rimanere a guardare, non c'è altra via. E così la Serie A si libera dei migliori giocatori lasciando ai padroni di casa soltanto le briciole. Sarà perchè in Inghilterra i diritti tv valgono quasi il triplo di quelli che in Italia nessuno ha intenzione di acquistare. O sarà perchè in Inghilterra gli stadi di proprietà sono la normalità, mentre in Italia rimangano il grande limite del nostro calcio. Davanti a tutto ciò, la storia dei club passa in secondo piano, ed ecco che il nostro campionato rimane dietro al Newcastle, al PSG o addirittura all'Arabia Saudita. Sembra impossibile, ma arriverà il giorno in cui spendere un milioni in più non fa più tutta questa differenza. Arriverà il giorno in cui la Serie A tornerà a dire "No" a certe offerte. Perchè non può girare tutto intorno ai soldi, o almeno, è giusto pensare che non sia così. Nel mentre, alcuni club gongolano davanti alla parola "asta"...


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