Non solo. Il primo a metterlo in discussione, giustamente, è stato l'allenatore. O pensate che fino ad ora Italiano abbia continuato ad alternare Sottil, Brekalo, Ikonè e Kouame soltanto per il gusto di farlo? La risposta, è fin troppo semplice. Il mister sta continuando a ruotare perché nessuno, Riccardo compreso, ha mai dato risposte convincenti. Qualche lampo qua e là, salvo poi ripiombare nella mediocrità. Non a caso, in vista del mercato di gennaio, in cima alla lista dei desideri dell'allenatore c'è proprio un attaccante esterno che possa giocare a sinistra. Uno capace di segnare, fornire assist, saltare l'uomo. In una parola: incidere. Soprattutto, che sappia farlo per più di una partita ogni 10.
E così torniamo al punto di partenza. A certi gesti che, mentre noi ci arrovelliamo nel cercare di capire come mai questa squadra, ed in particolare alcuni interpreti, non riesca mai a fare il definitivo salto di qualità, ci spiegano improvvisamente il perchè. E' una questione di mentalità. Se uno reagisce in quel modo dopo il primo (ricordiamolo ancora) gol in campionato dopo quasi due anni, significa che dentro di sé sente di essere stato criticato ingiustamente. E se quello è il suo pensiero vuol dire che, tutto sommato, gli basta una prestazione (super, giusto sottolinearlo) per sentirsi in qualche modo appagato.
Come se quella rete e quell'assist fossero una specie di punto di arrivo, e non (come dovrebbe essere) un punto di partenza. Difficile, così, pensare o sperare che ci possa essere un salto in alto. Dura, se questo è l'atteggiamento augurarsi che, come ha chiesto lo stesso Italiano domenica pomeriggio, “la Fiorentina trovi finalmente continuità”. Sia chiaro: questo discorso vale per Sottil, ma non soltanto. E' un problema generale, e che non vale soltanto per il calcio. Viviamo in un mondo nel quale qualsiasi critica viene vissuta come “lesa maestà”, e dove ad ogni voce “contraria” corrisponde reazione violenta.
La stessa Fiorentina, oggettivamente, non è che abbia educato i suoi giocatori ad una cultura diversa. Anzi. Basta un'analisi di qualche errore fatto, per essere accusati di remare contro. Basta una notizia magari non particolarmente gradita, per essere aggrediti e tacciati di “diffondere fake news col solo intento di destabilizzare l'ambiente”. Senza pensare che voler bene a qualcuno, e in questo caso ad un club, significa (anche) fargli notare gli errori. O si pensa che i “veri amici” siano quelli che dicono che “va sempre tutto bene”?
Il discorso insomma è molto ampio, e non è questa la sede per analizzarlo in tutte le sue infinite motivazioni e sfaccettature. Su questa pagina ci limitiamo a segnalare che, se davvero si vuol crescere e trovare quella famosa continuità, sarebbe meglio lasciar perdere rivincite (verso chi?) e rivendicazioni. Pedalare o, come dice Italiano, “continuare a battere”. E' quella, la strada.
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