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PALLIACHINI?

Manca solo il cappellino, ma oggi a nessuno verrà in mente di fare una statua

Palladino
Abbiamo rivisto i contorni e le fattezze dell'ultima Fiorentina che ha lottato per non retrocedere. E per fortuna che l'autunno d'oro ci mette al riparo da epiloghi balordi
Federico Targetti
Federico Targetti Caporedattore 

Servirebbe raccogliere un attimo le idee per fare un commento a mente fredda, ma abbiamo firme più prestigiose di quella che state leggendo che sono adibite a questo. L'idea di Shots on Target è invece quella di sfornare un commento quanto più preciso possibile (tiri in porta, shots on target appunto, con immancabile gioco di parole col cognome) a pochi giri d'orologio, massimo tre ore, dal fischio finale. E dunque eccoci qua, come per tutte le partite della Fiorentina dal 17 agosto a questa parte.

Dunque, il tenore dei commenti dei lettori di Violanews è di una tonalità, quello delle dichiarazioni post partita di Raffaele Palladino e del suo pretoriano Pablo Marì (ma anche di Daniele Pradè) è di un'altra. Chi scrive è dello stesso avviso dei lettori, almeno della stragrande maggioranza di essi: la Fiorentina non gioca così male da anni. Per la precisione - abbiamo controllato avvalendoci dei dati e della conoscenza statistica di Roberto Vinciguerra - 9 sconfitte nelle ultime 16 gare ufficiali la Fiorentina le aveva conseguite, l’ultima volta, fra il gennaio e l’aprile del 2021, cioè 4 anni fa. Stesso dicasi per le 8 sconfitte nelle ultime 14 gare in Serie A: sempre nella stagione dell'avvicendamento Iachini-Prandelli-Iachini, con Dragowski e Vlahovic sugli scudi e qualche lampo qua e là dagli altri (Bonaventura, Chiesa e Ribery allora, Fagioli, Gosens e Gudmundsson oggi, con Kean e De Gea a farla da uomini copertina).


Ebbene sì, Palladino gioca come Iachini. E' passato pure al 3-5-1-1, ricalcandone anche il modulo. Palla lunga per il santo centravanti, difesa bassissima, con la variante della mezzala, oggi Ndour, che diventa difensore. Solo che Iachini è Iachini, un onestissimo allenatore che è arrivato per salvare la Fiorentina e ha fatto il suo lavoro, sebbene il presidente Commisso gli volesse affidare un progetto a lungo termine e, immagine divenuta poi famosa, dedicare una statua a Piazzale Michelangelo; Palladino è arrivato in riva all'Arno con ben altre credenziali e aveva fatto vedere qualcosa di diverso prima di rintanarsi nel calcio mesozoico teso al risultato, ma senza che il risultato arrivi.

Che cosa ne consegue? Che allo stato attuale delle cose, a parte una posizione migliore in classifica figlia della magia che si era venuta a creare tra il 22 settembre e il 1 dicembre 2024, l'unica differenza tra i due allenatori è il mitico cappellino di Iachini. E il rischio è che un'altra differenza, al momento di tirare le somme, sia che nessuno avanzi l'idea di fare una statua a Palladino.

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Manca solo il cappellino, ma oggi a nessuno verrà in mente di fare una statua- immagine 2