A braccetto col biscione, nel bene e nel male
—Però il problema, nel caso della Fiorentina, è lo stesso dell'Inter: troppi impegni in calendario, troppo grande la differenza tra i "titolarissimi" e quelli che dovrebbero dar loro respiro. E non solo come valore sulla carta, ma anche quanto a rendimento in campo, da parte di giocatori che per curriculum avrebbero dovuto rappresentare puntelli ideali all'organico, e invece hanno fornito un apporto pressoché nullo: Taremi per l'Inter, Zaniolo per la Fiorentina, un po' meno peggio Zielinski per l'Inter, Ndour per la Fiorentina. E chi vi scrive queste righe ammette senza vergogna che era convinto della bontà di tutte e quattro queste operazioni. Se vogliamo il quadro è pure peggiore, dato che i due viola sono costati una manciata di milioni mentre i due nerazzurri sono arrivati a parametro zero.
90' per Breslavia
—Ed è un po' peggio in generale il confronto con l'Inter e la sua stagione: la Fiorentina è uscita prima dalla Coppa Italia, ha perso e non pareggiato la semifinale d'andata della sua coppa continentale, ha un allenatore meno esperto, meno budget, meno punti in classifica. Insomma, a Milano sponda nerazzurra vivono quello che viviamo noi, ma elevato a potenza. Ma in sostanza è la stessa cosa: squadra costruita per essere competitiva su più fronti, percorso lastricato di difficoltà e imprevisti ma comunque tenuto fino in fondo, finale con tanta stanchezza e necessità di gestire ruotando gli uomini e dando spazio ad elementi che non hanno inciso. Mai. La buona notizia? Che Con queste rotazioni, giovedì al Franchi contro il Betis avremo la certezza di vedere in campo gli 11 (+5 subentranti) giocatori migliori per condizione e valore. Breslavia è lì, l'avversario è forte ma tutt'altro che imbattibile. Coraggio.
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