E poi un gesto che si fa fatica a comprendere da parte di Dodò: nella concitazione di un finale di partita è un conto e dal divano di casa è un altro, ce lo diciamo da soli, ma anche tenendo questo ben presente è difficile perdonare un'ammonizione gratuita conoscendo la situazione della Fiorentina, già senza Gosens infortunato e Moreno che aveva ricevuto la sua squalifica pochi minuti prima. Fa specie che siano stati proprio due dei giocatori migliori degli ultimi tempi, Fagioli e Dodò, a distinguersi in negativo. Capita. Adesso Palladino ha due giocatori di numero impiegabili sugli esterni: Parisi e Folorunsho (adattato, la prima volta che ha giocato in questo ruolo nella sua vita è stata a fine marzo). Riproporrà il 3-5-2 senza riserve? Chiamerà qualche Primavera? Può anche essere, ma la logica imporrebbe di tornare a quattro dietro con Comuzzo largo a destra e Parisi a sinistra, Gudmundsson e Beltran dietro Kean: l'albero di Natale di cui si è parlato a un certo punto della stagione.
L'importante era vincere a prescindere da come
—In tutto questo, non dobbiamo perdere di vista che comunque la Fiorentina ha vinto: ci sono cose che non hanno funzionato ed è dovere di chi commenta cercare di notarle, ma alla fine della fiera l'importante era tornare dalla Slovenia con un vantaggio in tasca. Poteva essere maggiore? Sì, ma poteva anche non esserci: di questo ringraziamo ancora De Gea e il momento in cui Palladino ha deciso di mettere da parte la logica del portiere di campionato e di quello di coppa. Se si impara dai propri errori, poi quando arriva il momento di giocare contro chi non te li perdona (Betis e Chelsea?) magari allora non si commettono.
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