Come si fa a tenere insieme la parola “ambizione”, la voglia “di alzare l'asticella rispetto alle ultime stagioni” e la cessione del tuo miglior giocatore? La domanda è legittima e potrebbe pure sembrare retorica, ma non lo è. Certo, in linea di principio è difficile migliorarsi perdendo quanto di meglio hai a disposizione. Perché diciamolo molto chiaramente: Nico Gonzalez non è un fuoriclasse, ha tanti limiti, si porta nel sacchetto (almeno) un serio infortunio muscolare a stagione e molto spesso (remember Atene?) tende a sparire negli appuntamenti decisivi ma resta, per distacco, il giocatore che ha determinato di più negli ultimi anni. Par farla ancora più breve: è l'unico calciatore di spessore internazionale (forse possiamo aggiungerci Dodò) della rosa della Fiorentina.


l'imbucata
Rinforzarsi cedendo Nico si può, ma la storia recente dice il contrario
Per questo lasciarlo andare è (sarebbe) un rischio enorme. Soprattutto perché la storia recente insegna che i viola non sono mai, ma proprio mai, riusciti a sostituire in modo degno i propri gioielli. Rapido ripasso: perso Chiesa è arrivato Callejon, perso Torreira non è arrivato nessuno e si è deciso di puntare su Amrabat, ceduto Vlahovic ecco Cabral, Piatek, Jovic, Nzola, Beltran. Cinque centravanti, senza farne uno. Ci vuole insomma un grande esercizio di ottimismo e fiducia per pensare che stavolta la storia possa cambiare ma del resto, per chi ha a cuore i colori viola, non resta molto altro da fare.
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Un attacco più forte è possibile
—Incrociare le dita, e sperare che Pradè, Goretti e tutta la squadra mercato riesca in quella che da altre parti è da anni la normalità: rinforzarsi nonostante o addirittura grazie alle cessioni eccellenti. Missione difficile, ma non impossibile. Si torna sempre lì. Servono competenza e programmazione, chiarezza di idee e condivisione (col mister) nelle scelte. Venendo alla situazione della Fiorentina quindi, proviamo a immaginare come potrebbe essere un mercato di rinforzo pur sacrificando Nico Gonzalez. Punto primo: al suo posto deve arrivare un giocatore che abbia dimostrato di avere nelle gambe almeno il suo stesso numero di gol e per questo Gudmundsson andrebbe benissimo. Non basta, però. Se davvero (come sembra) il Genoa è disposto a liberarlo in prestito oneroso (sui 5 milioni) con obbligo di riscatto allora sarebbe auspicabile l'acquisto di un altro giocatore offensivo. Un centravanti forte (Kean può giocare anche nei due dietro alla punta) o un altro esterno/trequartista. Ovviamente, andrebbero poi ceduto almeno due tra Ikonè, Kouame, Nzola e Brekalo. A quel punto il reparto offensivo (Colpani, Gudmundsson, Kean, mister X e Sottil) sarebbe probabilmente più forte rispetto all'anno scorso.
Il portiere? Dipende dall'ambizione...
—L'altro nodo è ovviamente il centrocampo. Detto che per Tessmannballano ancora le commissioni per gli agenti, resta da trovare un altro giocatore titolare da mettergli a fianco. Ecco. Si potrebbe anche rinunciare all'acquisto di un altro calciatore d'attacco oltre al sostituto di Nico, ma soltanto a patto che si vada a prendere un centrocampista da 15/20 milioni. Del resto, sono quelli i calciatori che (in teoria) garantiscono un salto di qualità. Un Locatelli, tanto per fare un nome certamente gradito e già cercato dalla Fiorentina, o comunque qualcuno come lui. E poi il portiere. Lo diciamo da tempo, spesso incontrando il fastidio di dirigenti o tifosi: se l'obiettivo è stare tra il settimo, l'ottavo o il nono posto va benissimo Terracciano.
Altrimenti (e Palladino la pensa così) serve qualcosa di meglio. Per intenderci: via Nico, dentro un portiere forte, due centrocampisti titolari di cui uno almeno di grande spessore (contando magari anche sui soldi che dovrebbero arrivare per Amrabat), Gudmundsson e se possibile (grazie anche ad altre cessioni) un altro giocatore offensivo di livello. Ecco. Fosse questo il mercato, considerando che sono già arrivati Colpani e Kean (su Pongracic è giusto aspettare per esprimere giudizi) allora, forse, la Fiorentina ne uscirebbe rinforzata. Altrimenti, sarebbe altissimo il rischio di indebolirsi. Ce la faranno? Riusciranno Pradè e soci a mettere in piedi una rosa che sul serio (e non a parole) sia in grado di lottare per il quinto o sesto posto pur perdendo il miglior giocatore? Alle prossime settimane l'ardua risposta.
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