Due finali giocate, un quarto posto provvisorio, la qualificazione da primi alle fasi finali di Conference, la navigazione in Coppa Italia: il 2023 della Fiorentina si può raccontare da punti di vista discosti (a ognuno le sue pretese, a ognuno il suo fico e la sua ombra) ma non possiamo allontanarci dalla realtà per puro spirito di contrasto, per marcare con la polemica la propria esistenza. È una squadra, un’avventura che sta ritrovando il suo posto, riguadagnando le quote perdute, risalendo un immaginario nel calcio italiano ed europeo. Vincenzo Italiano usa spesso l’orizzonte come obiettivo infinito, perché lo è la sua voglia, la sua spinta, la sua necessità di migliorare gli altri per sentirsi migliorato lui stesso. L’orizzonte è l’utopia di quella passeggiata di Eduardo Galeano: si sposta in avanti, ti fa camminare in avanti. Ognuno resti delle sue sacre opinioni ma questa camminata viola, questo proposito è evidente, incontestabile. Trainata dalla scelta più virtuosa degli ultimi anni, quella che ha portato lo stesso Italiano a Firenze, tecnico capace di imprimere un destino, una rotta a una comunità, allenatore che vive l’andatura di poppa come sua: dunque serve il vento, e lui soffia di sicuro. E allora l’orizzonte si avvicina. Ma questo positivismo, questo manifesto futurista ha nascosto perfino i pregi di guizzi diversi, di strambate, di boline: l’ultimo mese di partite ce l’ha restituito. Italiano non è un tecnico che indugia nelle spiegazioni di quello che fa. Sembra sempre perennemente proiettato sul lavoro, come se la stasi di una esposizione teorica fosse appunto un ristagno dell’azione e al tempo stesso inutile, davanti all’evidenza di una squadra che in ogni partita si denuda, si mostra tutta, sia nel bene che nel male. Scusate ma in questi tempi sopra abbozzati la preferenza va a chi si trova maggiormente a suo agio in un campo di lavoro che davanti a un microfono, dove si esibiscono allenatori ormai ridotti alla sola performance mediatica.
Trovare una concordia oggi è difficile, per la ripetuta necessita di esistere e la convinzione di essere visti solo se si alza il dito indice. E per la fondamentale e imprescindibile diversità del pensiero - non siamo certo affascinati dall’autoritarismo, sia chiaro. Ma trovare una squadra è altrettanto difficile, perché oggi far vibrare insieme un gruppo è un progetto messo a repentaglio da tante corruzioni: i tifosi lo sanno più di tutti. La Fiorentina è squadra: questo è il legato di questi anni recenti. Dove si alternano i protagonisti ma resta tenace l’idea che ognuno provveda per tutti, in un’associazione solidale.
Scrivo questo per un bisogno di gratitudine, nei giorni in cui comincia il mercato e giocoforza mortificheremo i protagonisti chiamando alla causa ogni giorno nomi nuovi che ci sembreranno giocatori migliori di quelli in organico soprattutto per questo pregio di novità. Qualcuno arriverà e un altro pregio di questo allenatore è mostrare esattamente quali sono i ruoli, i compiti e dunque le necessità di rimediare e le possibilità di migliorare. Chiunque sarà, parteciperà a questa squadra, a questa bella classifica, alle coppe, al sogno. Costruito da queste facce qui, da questi atleti e da queste persone che avevano a cuore questa squadra.
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