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L'imbucata

Quei segnali di insofferenza da stoppare con chiarezza e programmazione

Matteo Magrini l'imbucata
Considerazioni sul tema Fiorentina aspettando la gara di andata contro il Brugge e l'arrivo a Firenze di Rocco Commisso
Matteo Magrini

Il momento è delicato, e chi di dovere farebbe bene a rendersene conto. E se per la squadra siamo (e quindi sul presente) pronti a mettere la mano sul fuoco diverso è il discorso sul piano del futuro. Da un lato insomma c'è una Fiorentina (nessuno escluso) immersa al 100% nel finale di una stagione che può ancora aprire scenari di gioie e soddisfazioni. Se giocatori e allenatore però possono permettersi di non aver altro pensiero al di fuori del campo, diverso (molto diverso) è il discorso per quanto riguarda la società.

L'importanza di Commisso

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Il riferimento è a un domani che al momento non può poggiare su alcuna certezza e che di conseguenza porta con sé valanghe di dubbi e di potenziali “pericoli”. Per questo, il prossimo arrivo in città di Rocco Commisso è particolarmente importante in questo momento. Da un lato appunto è giusto e bello che il presidente voglia esserci nei giorni che possono determinare l'esito della stagione. Dall'altro, sarebbe bene che lui stesso approfittasse delle prossime settimane per mettere alcuni punti su quello che sarà cercando di cogliere (e chi lavora per lui dovrebbe aiutarlo) alcuni segnali che chi conosce Firenze non può non aver percepito. Alcuni esempi: il clima diverso col quale la città sta accompagnando la squadra in un percorso praticamente identico a quello di un anno fa. Se però dodici mesi fa il cammino nelle due coppe e la rincorsa in campionato avevano in qualche modo esaltato la piazza, stavolta la sensazione è che tutto venisse dato quasi per scontato.


Il Franchi non si riempie

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Una dimostrazione in tal senso si è avuta e si ha nelle presenze al Franchi. Contro l'Atalanta (semifinale d'andata di Coppa Italia) erano in poco più di 21.000 allo stadio mentre per la sfida con Brugge sono (al momento) circa 23.000 i biglietti venduti. Non basta insomma la chiusura della Curva Ferrovia per i lavori di restyling per spiegare certi numeri. Significa, evidentemente, che c'è qualcosa che non va. Certo, è vero che la Fiorentina da due anni e mezzo gioca ormai ogni tre giorni e che le persone devono fare i conti con spese e orari spesso impossibili, ma dodici mesi fa valevano le stesse considerazioni eppure era difficile, quasi impossibile, scendere sotto i 30.000. Sarà tutta colpa dell'allenatore, anche in questo caso? Sarà solo perché in tanti non vedono l'ora che se ne vada? Possibile, ma difficile da credere.

Più facile immaginare, per esempio, che quanto successo a gennaio abbia segnato un spartiacque nel rapporto tra la città e la proprietà. Un rischio del quale qualcuno aveva avvertito (ricordando il precedente del 2016) e che si sta probabilmente (e puntualmente) verificando. Del resto, era abbastanza facile da prevedere. La gente vive di sogni e se tu non li alimenti quando ne hai l'opportunità (all'apertura del mercato invernale i viola erano quarti, in piena zona Champions) allora non puoi stupirti che prima o poi ti venga “presentato il conto”. Soprattutto se (anche) per colpa di quella scelta hai buttato via un'occasione più unica che rara. Non solo il recente passato però. A preoccupare chi ama la Fiorentina c'è anche il prossimo futuro. E così torniamo al punto di partenza, alle tantissime incognite su quello che sarà e a voci che certo non possono accendere l'entusiasmo.

La questione allenatore

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Prendiamo la questione allenatore: se un tecnico come Italiano pensa di prendere in considerazione eventuali proposte da club come Bologna o in seconda battuta Torino, qualche domanda sarà giusto porsela. O no? Significa, tanto per esser chiari, che vede in quelle società idee e progetti evidentemente più ambiziosi (o concreti) rispetto a quello che gli è stato proposto (sempre che ce ne sia uno) da queste parti. E poi i nomi dell'eventuale sostituto: Sarri non è mai stato preso in considerazione, Palladino avrebbe manifestato dei dubbi, Gilardino sembra essere improvvisamente sparito. Resta Aquilani e, sia chiaro, nessuno ha niente contro di lui. Anzi. E' indubbio però che quella soluzione venga interpretata da molti come un passo indietro o, comunque, come la dimostrazione di non aver l'ambizione per salire un gradino in più. Giusto? Teoricamente no. Niente infatti vieta che si possa costruire una bella Fiorentina anche con Alberto in panchina. L'importante però, trattandosi di un allenatore che sarebbe alla prima esperienza in serie A, sarebbe accompagnarlo con parole chiare su quelli che sono i piani: si vuol ripartire dai giovani? Benissimo, basta dirlo. Si è convinti che anche con lui si possa proseguire nel percorso di crescita iniziato con Italiano e che si possa provare a conquistare un'Europa più importante della Conference? Legittimo, ma va detto chiaramente e, soprattutto, mettere sul piatto fatti (e scelte di mercato) conseguenti.

La ricostruzione

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Tutto questo, senza contare che ci sarà da ricostruire quasi interamente la squadra. Quarta, Arthur, Bonaventura, Duncan, Belotti, Kouame. Sono solo alcuni dei giocatori che per motivi contrattuali sono come minimo in bilico. E Nico, Kayode, Beltran? Si può comprare anche senza sacrificarne almeno uno di loro o ci sarà necessità di autofinanziarsi? Domandare, si sa, è lecito, e rispondere è cortesia. In questo caso però, sarebbe bene considerarlo un “obbligo”. Parlare senza nascondersi, cercando di coinvolgere e convincere la tifoseria. Il pericolo sennò, è che quei segnali di cui parlavamo prima diventino certezze e sarebbe davvero un enorme peccato.

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