Molte testate, molti colleghi si sono premurati di ascoltare e diffondere il parere di preparatori atletici sulle possibilità di mantenere lo stato di forma dei calciatori. Anche noi, del resto (LEGGI). Quello che ci è sembrato giusto aggiungere, allora, è un'opinione professionale sulla condizione mentale dei calciatori in questa situazione senza precedenti. Ne abbiamo parlato in esclusiva con il Dottor Fabio Ciuffini, psicologo dello sport.
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Psicologo dello Sport a VN: “Ecco come la squadra saprà reagire. Proviamo ad entrare nella testa dei viola”
Tra esercizi e consigli, le parole dell'esperto
Come si affronta a livello psicologico una situazione di stop forzato dettata da un'emergenza così seria?
Ritengo importante che i calciatori concentrino la propria attenzione sul “controllabile”, cioè su tutto quello che è derivante dalle proprie azioni e che può aiutarli a mantenere uno stato di forma buono e una condizione mentale propositiva. In Psicologia tale variabile viene definita “Locus of Control Interno”. Questa è una situazione di emergenza improvvisa e grave che nessuno si aspettava e che può portare le persone (e gli atleti nello specifico) a sentirsi impotenti. Tuttavia, anche sul piano della collettività, è tramite i comportamenti e le accortezze individuali che si renderà possibile uscirne.
Da un punto di vita metodologico, per i calciatori è essenziale lavorare sul piano motivazionale. Cercando ad esempio di creare una scaletta di obiettivi molto chiari, definiti e misurabili che consentano all’atleta di evitare l’apatia. Essendo una situazione di indeterminatezza sul piano dei tempi di ripristino della normale attività agonistica, è importantissimo sfidare se stessi con piccoli step stimolanti, seguendo ovviamene le indicazioni fornite dallo staff tecnico dal punto di vista del lavoro da fare.
Ritengo tuttavia importante che il lavoro sia personalizzato, e basato sulla rilevanza soggettiva che può avere un obiettivo per l’atleta.
All'atto pratico, ci sono "esercizi" che possano aiutare i calciatori nel mantenere il pieno controllo sulla propria psiche?
Questo è un momento in cui cresce l’ansia (legata ad esempio alla percezione che un calciatore può avere di un forte rischio della perdita dello stato di forma nel cuore della stagione). Diventa importante lavorare quindi anche sul piano corporeo, ad esempio attraverso esercizi di respirazione e di rilassamento che possano aiutare a stimolare il benessere psicofisico, portando avanti in parallelo un piano di lavoro tramite visualizzazione, tecnica che aiuta a riprodurre mentalmente i gesti tecnici o i movimenti tattici ed a mantenersi collegati con lo stato emotivo tipico di una partita.
Infine, credo determinante monitorare lo stato emotivo dell’atleta. La perdurante assenza del lavoro di squadra può attivare stati di nervosismo e di impotenza. Condizione simile a quella derivante dalla fase di riabilitazione post-infortunio.
Non sottovaluterei l’aspetto relazionale. Una squadra è abituata a stare insieme, a vivere esperienze quotidiane di relazione. Sarebbe importante riuscire a mantenere contatto quotidiano di natura “collettiva”, magari mediante videochiamate di gruppo tra ragazzi ma anche con lo staff.
L’aspetto visivo riduce la percezione di distanza e può aiutare a ridurre la sensazione di isolamento.
Al quadro generale va aggiunta la consapevolezza, per tre calciatori viola, di essere infetti. Questo può risultare in qualche modo dannoso anche dopo l'auspicata guarigione, per loro e per il gruppo?
Certamente la squadra ha vissuto e vive momenti di tensione ed incertezze, più forti che in altri gruppi non toccati, al momento, dal virus. Tuttavia le difficoltà - e la Fiorentina lo sa benissimo purtroppo - riesce a cementare un gruppo rendendolo più coeso ed unito. La squadra saprà reagire grazie all’entusiasmo derivante, speriamo il prima possibile, dal ripristino del contatto umano e dal lavoro quotidiano, sicuramente rassicurante.
Proviamo ad entrare nella testa di Ribery: il campione francese era vicinissimo al rientro, e pareva davvero scalpitare, poi è arrivato lo stop al campionato. Come deve cercare di reagire Franck?
Credo che Ribery debba concentrarsi sui vantaggi individuali derivanti dallo stop forzato che gli sta permettendo un recupero ottimale sul piano strettamente fisico. Certamente in lui starà crescendo a dismisura il desiderio di giocare a calcio e di ritrovare ritmo e sincronia col il campo, ma credo che il lavoro di potenziamento dello stato di forma possa aiutarlo moltissimo a mantenere buona motivazione. In più la sua esperienza lo sosterrà nel gestirsi bene anche sul piano emotivo. È un atleta molto maturo che ha fatto delle difficoltà la sua arma per diventare campione. Al di là dell’indiscusso talento.
Infine, una domanda su quello che rimane un mistero: secondo Lei quanto può aver influito il fattore mentale sul flop di Pedro? Tenuto conto dei suoi conclamati problemi fisici ad inizio stagione.
Credo moltissimo. Dall’esterno, la sensazione è stata quella di un atleta che, al netto delle necessità di recupero fisico post infortunio, abbia avuto difficoltà di adattamento. Sappiamo che i brasiliani hanno frequentemente complicazioni in tal senso ed è possibile che Pedro abbia dovuto fare i conti con alcune criticità nel’entrare dentro i meccanismi culturali ed organizzativi della squadra. Sicuramente è un talento, ma il talento ha bisogno di alcune condizioni per “attivarsi”. In primis la serenità mentale.
Credo che, semplicemente, non fosse pronto. Ma non è detto che in futuro le cose non possano cambiare creando per lui nuove opportunità.
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