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Per un pugno di dollari

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Non il solito articolo di rimpianto per chi non spara più per noi

Federico Targetti

Arrivò in città come una tempesta di metà inverno. Vagava per i campi, così bello e forte. I suoi occhi erano i suoi effetti, il sorriso la sua pistola. Ma tutto ciò per cui era venuto era divertirsi un po'. Con questa strofa del brano country pop Cotton-Eye Joe apriamo il doveroso (per chi scrive sicuramente) saluto al ritorno a Firenze di Krzysztof Piatek, il pistolero, ancora oggi alla pari con Jovic e Cabral come attaccante che ha segnato più gol (6) con la maglia della Fiorentina dopo l'addio diVlahovic. Al Franchi stasera torna proprio lui, l'uomo con la pistola, ma non siamo sicuri che la squadra di Italiano abbia modo di fargli incontrare un uomo col fucile, per vedere se quel vecchio proverbio messicano vale ancora oggi.

Al posto giusto nel momento sbagliato

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L'istinto del bomber, parola che in polacco vuol dire appunto pistolero e che ha ispirato l'esultanza che lo ha reso famoso, porta sempre Piatek a trovarsi al posto giusto, come sabato scorso contro la Cremonese, per spingere in rete un pallone randagio in area piccola. E il posto giusto lo era anche Firenze: ritorno nell'amata Italia, in una piazza di rilievo che aveva bisogno di reti, con un tifo pronto a innamorarsi e tanti rifornimenti in area. Ma era il momento sbagliato. L'impatto, come sempre nella sua carriera, è stato clamoroso, poi un infortunio lo ha rallentato e la società ha ritenuto Cabral, già di proprietà, una scelta più giusta anche per il tipo di gioco impostato da Italiano. 15 milioni erano un po' troppi, anche se per uno degli uomini più ricchi del mondo rappresentano sicuramente un pugno di dollari. E così, per qualche dollaro in più (18 mln), si è preferito andare sul sostituto di Odriozola, sul quale invece non c'era alcun riscatto, risparmiando al massimo nell'ambito dell'affare Jovic. Al di là della predilezione per questo o quel singolo attaccante, il ragionamento ci pare corretto: Piatek è un finalizzatore, partecipa poco al gioco e preferisce avere una seconda punta (come Kouamé al Genoa) che gli ronza intorno, cosa che alla Fiorentina non è prevista. Non era il momento giusto, magari con Iachini e il suo 3-5-2 paradossalmente avrebbe fatto ancora meglio.

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Spaccacuore

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Ve lo ricorderete, dopo i gol in rapidissima successione a Napoli, Atalanta in Coppa Italia e ancora Atalanta in campionato era sbocciata una vera e propria Piatek-mania. Lo abbiamo amato, chi più chi meno, e abbiamo tutti provato a mettere le mani una sopra l'altra davanti al petto e sparare con lui. Oggi invece dobbiamo sparargli contro, tifando per il Buono (Kouamé), il Brutto (Ikoné) e il Cattivo (Jovic). Se il mondo, come diceva il Biondo nell'omonimo film, si divide tra chi ha la pistola carica e chi scava, allora non rimane che sperare - non sparare - che le polveri di Pjona siano bagnate. Avrà forse qualche sentimento contrastante, a Firenze è stato bene, ma l'amore spacca il cuore e sembra quasi che quello spara, spara, spara Bersani l'abbia cantato proprio per lui. Troppo romantico? D'accordo, allora smettiamo sognare a occhi aperti e ci mettiamo comodi, certi che il pistolero abbia seguito il consiglio di Clint Eastwood: "Quando devo sparare, la sera prima vado a letto presto"...

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