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Fatta chiarezza su cosa voglia dire salire di livello, resta da capire (anche se qualche indizio c'è) cosa pensi la società di quello che si trova per le mani. Il rischio, tanto per esser chiari, è sopravvalutare il valore della rosa. Giusto per capirsi: se si pensa che la squadra che ha da poco chiuso la stagione potesse davvero giocarsi la Champions o anche solo andarci vicino allora ci son tutte le premesse (bene che vada) per ritrovarsi, tra un anno, con una situazione praticamente identica a questa. Se invece si è consapevoli della realtà, ovvero del fatto che le famose sette sorelle sono nettamente superiori alla Fiorentina, allora si può sperare che in estate venga fatto un sforzo (serio) per provare a ridurre quel gap.
Cosa fare
—E così torniamo al punto di partenza. E' verissimo che ci si può rinforzare anche a costo o saldo zero ma, per farlo, servono due presupposti fondamentali. Il primo: avere qualcuno da vendere che porti risorse. Il secondo: avere le competenze per comprare bene (magari benissimo) spendendo il giusto. E se da questo punto di vista non possiamo che aspettare che Goretti porti qualcosa di nuovo e che Pradè dimostri di poter incidere di più e meglio rispetto al recente passato, sulla prima premessa qualche perplessità c'è. Cos'ha in mano la Fiorentina? Se si esclude qualche “big” (e ne parliamo tra poco) cosa resta? Amrabat, Nzola, Ikonè, forse Kouame. Quanto si può mettere in cassa cedendoli? Quaranta, forse cinquanta milioni, ad essere ottimisti. Bastano per comprare un difensore centrale, i due centrocampisti titolari, un attaccante esterno sinistro e, soprattutto, un “grande centravanti”? La risposta è abbastanza scontata. Per questo, per tornare ai “big”, su uno come Nico Gonzalez (nonostante le rassicurazioni della società) è giusto tenere le antenne dritte.
Sempre che dopo tante sessioni di mercato all'insegna di attivi o assoluti equilibri tra entrate e uscite dalla proprietà non sia arrivato un input diverso. In quel caso, ovviamente, i discorsi sarebbero totalmente diversi. Non resta che aspettare. Di sicuro c'è solo che Raffaele Palladino è tecnico (molto) ambizioso e che sa che a Firenze si giocherà tante delle sue prospettive. Se ha accettato la panchina viola insomma avrà avuto delle rassicurazioni e la speranza è che stavolta, al contrario di quanto successo negli ultime due anni con Vincenzo Italiano, certe promesse siano mantenute.
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