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Palladino un talento della panchina. Commisso molla? Lo farà solo da vincente

Palladino un talento della panchina. Commisso molla? Lo farà solo da vincente - immagine 1
Questa Fiorentina ha esaurito le pile ed il primo a saperlo è proprio il presidente, il quale sa che il gruppo necessita di rinforzi, facce nuove ed energie fresche
Enzo Bucchioni Editorialista 

Voglio ricominciare da un famoso proverbio toscano che avverte: “I discorsi li porta via il vento, le biciclette i livornesi”. Con tutto il rispetto per i livornesi e senza il minimo pensiero a Massimiliano Allegri. Non fate i maliziosi. Dico questo perché dopo le parole di Pradè di domenica sera, la successiva lettera di Rocco Commisso, la conferenza di Ferrari e dello stesso Pradè, non resta che aspettare di vedere i fatti, il realizzare tutte o in gran parte le cose dette e i piani annunciati dalla dirigenza viola. Come ben sapete, sono abituato a valutare le cose dopo averle analizzate, la gente del calcio dopo averla vista all’opera. Non ho i pregiudizi, l’astio o la voglia di rivincita di molti. Aspettiamo sereni… Le parole però mi sono piaciute e questo comunque va detto. Chi si scusa è umile. Chi riconosce i propri errori ha voglia di migliorarsi. Ho visto e sentito, conosco tanti presidenti, allenatori e dirigenti del calcio allergici a qualsiasi tipo di autocritica. Diciamo che sono la maggioranza. E anche se il tutto è stato tardivo (come qui sottolineato subito), comunque è arrivato. Se volessi essere un po’ perfido (e con certa gente lo sono), le notizie date e molte delle cose dette in conferenza stampa, sono delle camionate di emme rovesciate su molte delle notizie (presunte) date negli ultimi mesi dai Soliti Noti e dagli Avvelenatori di Pozzi. Ma siamo abituati. Comincio dall’allenatore. Come i miei tre o quattro lettori sanno, l’accordo di massima c’era da un mese, i colloqui andavano avanti anche da più tempo. E quelli che vi raccontavano di Sarri e compagnia cantante, quelli che non si sono mai arresi sperando che quello che scrivevo io saltasse per aria… Sono sbiancati. Non ne hanno presa una. Pazienza. Non è la prima volta. Palladino invece è arrivato, come previsto, e aggiungo soltanto poche cose rispetto a tutto quello che ho già scritto nelle ultime settimane. E’ un talento della panchina, viene da due anni pieni di calcio e di tante idee moderne, ha grande ambizione, un lavoratore tenace, consigliato da Galliani, elogiato a gran voce dalla scuola allenatori di Coverciano che lo ritiene uno degli migliori degli ultimi anni. Ha preferito la Fiorentina al Benfica. Non aggiungo altro, non resta che vederlo all’opera. Lui, da calciatore, è stato anche in piazze importanti, sa bene come funziona e non si impressionerà, ma ho già cominciato a sentire e leggere bischerate su bischerate, del tipo “scelta al ribasso”, “giovane che dirà sì a tutto”, “Monza non ha niente a che vedere con Firenze”, “meritavamo un allenatore più famoso”. Da tempo so che il calcio è un antidoto alle frustrazioni professionali o della vita, da visibilità agli oscuri, ma non finirò mai di stupirmi. Ci sei o ci fai? Rispondete voi.

L'importanza delle scelte ed un gennaio tutto sbagliato

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Resto sul tema allenatori. Italiano è del Bologna, buon lavoro. Ma li ricordate quelli che dopo l’addio annunciato il 16 marzo (notizia data solo qui) hanno prima cercato di smentire, poi detto che ci avrebbe ripensato dopo la morte di Joe Barone, che sarebbe rimasto se avesse vinto la Coppa, che fino a venerdì mattina non aveva deciso. Ora posso dirlo. Lui l’ha detto a me chiaramente e più volte, dopo averlo ribadito prima a Rocco, che il suo ciclo era finito, restando avrebbe fatto solo il male della Fiorentina. Per fortuna con Internet è facile andare a ritrovare tutto, è il momento di farsi una bella e sana risata in nome e per conto di una credibilità perduta da troppi anni. Forse mai avuta, neppure da giovani. Passo alla squadra, al mercato, al futuro. E’ stata la terza finale persa ad aprire ferite più profonde del dovuto e il successivo silenzio ha fatto da detonatore, ma io resto della mia opinione: in tre anni sono state fatte cose eccellenti, dalle 162 partite giocate, le tre finali, le sei semifinali, l’Europa sempre. Si poteva fare di più? Sicuramente. Forse sarebbe bastato segnare il rigore e vincere a Sassuolo. Ma chi dice che la Fiorentina deve stare stabilmente attorno al quinto posto per la sua storia, è un ignorante, calcisticamente parlando, perché confonde il calcio romantico con il calcio moderno dal ’90 in poi, con i diritti tv, la Legge Bosman e il fair play finanziario. E’ un altro sport. I grandi sono ancora più grandi, i medi faticano, i piccoli sempre più piccoli. Poi ci sono le eccezioni e la Fiorentina può diventare un’eccezione. Certo. Ma come? Sbagliando meno nelle scelte, ho scritto più volte che di quattro centroavanti arrivati in due anni non se ne fa uno, allargando e perfezionando lo scouting sul modello Benfica, Porto, ma anche Atalanta. La sfida è lì, a questi livelli gli errori si pagano il doppio, la dirigenza tecnica deve ridurli rispetto alle passate stagioni. Gennaio in testa. Non si insegue Gudmundsson per un mese, si doveva capire che il Genoa non lo avrebbe mai venduto in inverno. Ma anche Zaccagni, con la piazza calda un’operazione del genere Lotito non la poteva fare.


Stadio, si apra subito il confronto col nuovo sindaco

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Comunque Rocco non molla, ha ribadito la sua ambizione. E qui vorrei tornare a quelli che in tv, sui siti o sulle radio, da mesi vi dicono che Rocco ha venduto, sta arrivando l’arabo, è tutto fatto, anche il nuovo organigramma. Ma con che faccia si ripresentano questi signori? Quella solita, visibile quando si allontanano di spalle. Rocco un giorno venderà, ovvio, ma cosa vi avevo detto? Conoscendolo un po’ in questi cinque anni, per orgoglio non abbandonerà mai dopo una sconfitta come quella di Atene. Me lo disse chiaramente Joe Barone: ce ne andremo solo da vincenti, vogliamo battere tutti i nemici. E’ il pensiero di Rocco. Ora non so quanti soldi metterà a disposizione, sicuramente sa che questa squadra ha esaurito le pile, ha bisogno di energie e facce nuove. L’obiettivo deve essere almeno l’Europa League e riprovare a vincere una coppa non sarebbe male… Non do mai consigli, li lascio dare a quelli che non capiscono di calcio, ma li danno tutti i giorni “prendi questo”, “prendi quest’altro”, e poi quando non lo prendono dicono che se lo sono fatti portare via… Una cosa però va detta: la Fiorentina ha perso le finali anche perché mancava di leader. Soprattutto in difesa dove, ad esempio, il Bologna di leader ne ha addirittura tre. E’ ovvio, scontato, banale, dire che il primo obiettivo deve essere il centravanti, ma nella costruzione della nuova Fiorentina sono altrettanto importanti un leader in difesa e uno in mezzo al campo. Non parlo di campioni, ma di leader in personalità fuori, ma soprattutto in campo. Chiudo con lo stadio. Sapete come la penso, lo avrei fatto fuori, nella Piana, non avrei mai restaurato il Franchi per il calcio, sapete quanto oggi sia fondamentale per crescere avere lo stadio di proprietà, però il sindaco Nardella ha spiegato la sua idea, è andato avanti, ha ottenuto parte dei finanziamenti fra mille problemi. Inutile nascondere però i disagi e la perdita economica per la Fiorentina: ci saranno. La vicenda cade nel periodo elettorale, c’è solo da auspicare che il nuovo sindaco apra subito un tavolo di confronto e si tracci una rotta comune. Con il dialogo, senza quei muri che danneggiano tutti, credo che una soluzione condivisa si possa ancora trovare.

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