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L'editoriale del martedì

Palladino ha preferito la Fiorentina al Benfica. Società, errori e ambizioni. Contestazione, vi dico la mia

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"Per me in questi tre anni s’è visto un buon allenatore, un ottimo calcio e una squadra che è andata oltre il suo valore. E’ cresciuta. Si poteva fare di più? Sicuramente. Sono stati fatti errori? Non c’è dubbio"
Enzo Bucchioni Editorialista 

Raffaele Palladino, 40 anni, è il nuovo allenatore della Fiorentina. L’annuncio sarà dato questo pomeriggio nella conferenza stampa che darà ufficialmente il via al nuovo ciclo dopo che domenica sera Daniele Pradè aveva salutato Vincenzo Italiano e chiuso una bella storia durata tre anni e purtroppo finita male. Tutto in un lampo, tutto in poche ore, ma tutto ampiamente previsto e prevedibile come vi abbiamo raccontato nei dettagli, puntata dopo puntata, nelle ultime tre settimane. L’accordo con Palladino, come da noi anticipato, è stato sostanzialmente raggiunto lunedì tredici maggio, a Coverciano, nelle ore che hanno preceduto l’incontro con il Monza. L’allenatore ne ha parlato, con soddisfazione, con docenti e colleghi del Supercorso.

Poi gli accordi vanno perfezionati e messi a fuoco in tutti i dettagli, come è accaduto nelle ultime ore fra venerdì scorso quando Rocco ha voluto conoscere Palladino e ieri pomeriggio. E’ arrivato così il via libera definitivo all’operazione che si è praticamente conclusa a tarda sera dopo un lungo incontro fra la dirigenza viola al completo e l’intermediario Minieri. Palladino sarà legato alla Fiorentina per due anni con opzione per il terzo e uno stipendio da circa 1,7 a salire con una serie di bonus prestazionali che ormai sono parte inscindibile da ogni contrattazione.


Un emergente

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Con Palladino, un po' come successe con Italiano, la Fiorentina va a pescare un allenatore emergente, un talento che si è messo in mostra nel Monza che ha portato e poi tenuto in zone tranquille della classifica giocando un ottimo calcio, valorizzando giovani e giocatori sconosciuti. Il Monza è stata una delle squadre rivelazione e su Palladino c’erano gli occhi di molte società.

Non vi nascondo che quando il 13 maggio ho dato la notizia in anteprima, un bravo collega esperto delle cose del Monza, mi ha telefonato dicendo più o meno così: ci chiappi sempre, ma stavolta hai toppato perché Palladino va al Benfica. Era vero, anche i portoghesi lo avevano messo nel mirino, ma nel frattempo lui ha preferito la corte della Fiorentina, ha scelto di continuare il suo percorso in Italia e su una piazza stimolante e prestigiosa. Ma sull’allenatore lanciato da Galliani che l’aveva visto lavorare e bene già con la sua Primavera, c’erano anche la Lazio (vedi mai…), il Torino, ma pure il Bologna che poi ha ingaggiato Italiano per la superiore esperienza in Europa.

Non so se Palladino farà benissimo, bene o meno bene, so solo che il mondo del calcio ne parla quasi come di un predestinato. Ieri ero a Coverciano ad abbracciare Baggio come non fossero passati quarant’anni (la stessa emozione, ragazzi), e ne ho approfittato per chiedere a docenti e allenatori. Ne è uscito un profilo molto interessante, alla scuola erano innamorati di Palladino, per molti è già più avanti di Italiano e lo riferisco anche se sapete quanto alta sia la mia stima per l’ormai ex allenatore viola. Vedremo.

Gli errori della società

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Consci, naturalmente, che un allenatore può tanto, ma servono i giocatori giusti e un profondo rinnovamento. Ma Pradè domenica sera è stato chiaro: la società è forte e ambiziosa. Lo ha ribadito con chiarezza e determinazione. E’ quello che, aspettando i fatti, il Popolo Viola avrebbe voluto sentirsi dire a caldo, mercoledì sera dopo una sconfitta travolgente e sconvolgente. E qui riannodo il nastro. Per me è stato come vedere un bel film con un finale da cancellare. Non c’erano i presupposti per un blocco soprattutto mentale di una squadra che aveva tutto bene per chiudere un ciclo con un trionfo. Peccato. La società ha sbagliato nel non chiedere scusa subito, a caldo. Serviva qualcuno, non Rocco che immagino distrutto, in grado di metterci la faccia.

Andavano dette quattro giorni prima le stesse esatte cose che Pradè ha detto domenica sera. Un errore che ha provocato le contestazioni e il documento della Fiesole. Le cose, anche quelle dure e spiacevoli, è sempre meglio dirle in faccia, a caldo. Scuse sul presente, propositi di rilancio per il futuro: questo era il giusto mix da preparare. Quattro giorni di nebbia hanno confuso tutto e tutti e ridato fiato a tutto quel mondo fiorentino che non ama Rocco e non aspetta altro che le cose vadano male per vederlo andar via. Invece Pradè ha detto (lo risentiremo oggi) che Rocco non molla, l’ambizione è sempre alta e le idee per il futuro sono chiare. Quello che vi ho sempre scritto e che mi hanno sempre detto, compresa la voglia di Rocco Commisso di tenersi stretta la Fiorentina. Detto dai diretti interessati, fa ovviamente un effetto diverso. Se in questi anni abbiamo capito come è fatto Rocco, mai mi sarei immaginato una resa dopo una sconfitta. Paradossalmente per lui sarebbe più facile vendere dopo un trionfo, ammesso che abbia mai pensato di farlo.

I numeri di Italiano

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All’addio improvviso da Firenze penso abbia invece contribuito e molto, la presa di posizione di quegli stessi tifosi che prima della partita lo avevano acclamato e poi messo alla berlina. Parole forti, molto dure, dettate dalla delusione irreparabile, ma per quanto mi riguarda ingenerose e lontane da quanto accaduto negli ultimi tre anni. Premesso che ognuno è libero di pensare quel che vuole e la Fiesole ci mette sempre il cuore oltre alla faccia, è genuina, ma i numeri degli ultimi tre anni raccontano altre verità.

Tre finali, sei semifinali, tre volte in Europa, 162 partite giocate, dentro un progetto di calcio moderno e di grande personalità, parlano di un periodo positivo. Non si possono confutare questi numeri. Poi gli errori sono stati fatti, è evidente. Alcuni giocatori sono sembrati non adatti al nostro campionato (mi viene in mente Cabral), altri hanno toppato (Jovic, Ikonè e Nzola) ma questo è l’imprevedibilità del calcio. Il problema punta non è mai stato risolto.

E’ evidente che sullo scouting c’è da lavorare e migliorare non poco, non basta prendere i giocatori proposti da alcuni procuratori, i profili come Beltran vanno scovati prima e non a 25 milioni. Questa è tutta una parte da migliorare, ma anche Pradè ha onestamente ammesso errori e una cresciuta da fare. Ripeto: mi sembra ingeneroso e per certi versi offensivo, non riconoscere a Rocco Commisso il massiccio investimento complessivo in cinque anni, Viola Park compreso. E tre anni di buon calcio.

Il 'processo' alla squadra

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Non è bello neppure vedere il processo alla squadra in diretta Tv, non mi sono mai piaciuti, ma questo è un altro discorso. Se il problema fossero alcuni giocatori, se la curva fosse a conoscenza di comportamenti discutibili e certi di qualcuno, forse sarebbe più giusto prendersela con chi sbaglia e non con un gruppo che negli anni ha dato tanto e ha il limite di avere toppato la partita da non toppare. Credo che proprio i giocatori, se li conosco come categoria, prima dei tifosi tenessero a vincere questa gara. Ho visto perdere finali da favorite, e senza giocare, a squadroni come Milan e Juve, ma anche a diverse altre big europee.

Tornando al futuro, bisogna crescere nel fare calcio, a livello di costruzione di squadra e di scelte. Oltre all’attaccante vero da scegliere, non vorrei più vedere (esempio) tre centrali quando ne servono almeno quattro più un giovane da crescere. Ma lo sanno anche i dirigenti viola e io mi guardo bene dal descrivere un mondo perfetto. Ripeto per evitare equivoci: per me in questi tre anni s’è visto un buon allenatore, un ottimo calcio e una squadra che è andata oltre il suo valore. E’ cresciuta. Si poteva fare di più? Sicuramente. Sono stati fatti errori? Non c’è dubbio. Si poteva vincere la finale di Atene? Era quasi scritto e proprio per questo fa ancora più male.

Il mercato e le idee chiare

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Ora non resta che aspettare il mercato, da molte scelte capiremo se i concetti e i programmi legati all’ambizione di Rocco spiegati da Pradè, saranno confermati o meno. Ma se un allenatore in carriera ha preferito la Fiorentina al Benfica, penso che i piani tecnici che l’allenatore sicuramente conosce, siano concreti e accattivanti. Comunque aspettiamo le parole di oggi del Dg Ferrari e del Ds Pradè per avere un’idea ancora più chiara e circostanziata. Intanto ha rinnovato anche Quarta un altro che l’informazione disfattista dava già al Napoli e comunque lontano da Firenze. “Abbiamo le idee chiare”, ha detto Pradè. Non resta che dimostrarlo.

Chiarezza sull'addio

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Un po’ meno chiara la ricostruzione dei fatti attorno all’addio di Italiano. Non per puntualizzare, ma l’allenatore non sarebbe rimasto neppure con la Coppa. Anzi il suo rammarico più grande è questo: sognava l’addio con la coppa al cielo. E se è vero che Commisso ha provato a trattenere Italiano a marzo dopo la camera ardente di Joe Barone e anche nell’incontro di venerdì mattina, conosceva già la risposta. Era stato proprio Joe Barone, il sedici marzo, a dirmi che nonostante le offerte viola, Italiano sarebbe andato via con il suo assenso, un fine ciclo in armonia. Nonostante i ripetuti tentativi di smentire questa notizia e pure l’arrivo di Palladino da parte di quelli che davanti alle notizie si addormentano, è andata a finire come sapevamo.

Come hanno detto a noi i protagonisti. Anche Italiano a domanda precisa: resti se vinci la coppa? Ha sempre risposto no. Poi Pradè fa il suo mestiere, ma questa è la verità: Italiano non sentiva più dentro di se le energie per andare oltre. Bologna lo aspetta, non è una piazza più importante di Firenze, ma un altro posto dove oggi si fa bene calcio, c’è la Champions e tanti stimoli per ripartire. Buon viaggio a tutti.

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