Di sicuro in questo inizio di stagione ci si aspettava di più dal lavoro del nuovo tecnico viola, al quale, però, va dato ancora del tempo per ingranare. Primo vero bilancio alla sosta di ottobre
Sei partite sono poche per capire se Palladino è davvero l’allenatore giusto per la Fiorentina, sono pochissime per dare giudizi e trarre conclusioni. Purtroppo però il tema è caldo e il #Palladinoout è già partito, oggi i social sono un tribunale fatto di sentenze senza appello. Ma dietro ai social non si può andare, nei momenti di difficoltà servono invece soltanto riflessione e analisi. E’ evidente che ci siano molte cose che non funzionano, altre sono discutibili, ma sono soprattutto i tre punti in quattro partite (tre facili) e le due inguardabili sfide di Conference ad avere impressionato in negativo. Palladino fa fatica, questo è altrettanto evidente. Non sembra padrone del gruppo, la Fiorentina è cresciuta pochissimo dopo quasi due mesi di lavoro e questi sono dati di fatto. La scarsa esperienza, soltanto meno di due anni di panchina a Monza sotto l’ala di Galliani, ha sicuramente condizionato il lavoro del tecnico, la squadra completata nelle ultime ore di mercato non l’ha aiutato. Ma non è più il tempo delle giustificazioni, degli alibi, dei se e dei ma. La Fiorentina è questa, per me la migliore degli ultimi anni anche se avrei fatto qualcosa di più e di diverso per la difesa, quindi mi aspetto che l’allenatore si liberi rapidamente dei suoi dubbi, faccia delle scelte decise e trovi la strada giusta sia dal punto di vista tattico che nella scelta degli uomini. Non drammatizzo, lo ripeto. Ho già scritto che anche le prime cinque partite di Gasperini a Bergamo furono un disastro, quattro sconfitte e una vittoria, pure per lui all’epoca chiedevano l’esonero, poi abbiamo visto cosa è venuto fuori. Ma anche Sacchi, Allegri e altri allenatori importanti hanno avuto in carriera inizi di campionato da brivido, lo ricordo perché il calcio è questo non si possono dare giudizi sensati prima di ottobre. Qualcuno dirà, e allora perché la Roma ha già esonerato De Rossi? Perché la decisione non è stata presa soltanto per i risultati scadenti delle prime quattro giornate, ma per troppi dubbi sulla gestione complessiva del gruppo, il rapporto non facile con diversi giocatori, un allenatore che forse non ha ancora completamente smesso i panni del calciatore. Non è il caso di Palladino, almeno per ora non ci sono segnali negativi extra-campo. Il gruppo lavora, lo segue, ha voglia di imparare il calcio nuovo che l’allenatore propone. E poi, credo, quando la Fiorentina ha deciso di puntare su un giovane mister emergente, avrà sicuramente messo in conto la sua scarsa esperienza, la possibilità che lavorare in una piazza difficile come Firenze, il giocare in Europa, avrebbe avuto bisogno di un periodo di assestamento.
Una rosa da sfruttare meglio
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Tutti però si aspettavano qualcosa di più e questo va detto. Quello che più di ogni altra cosa dovrebbe aver fatto scattare l’allarme è la scarsa crescita del gioco, in sei partite salvo solo i primi quaranta minuti di Bergamo ed a parte qualche reazione caratteriale, non s’è visto niente. Di quanto tempo ha ancora bisogno Palladino per dare un senso alla Fiorentina? E’ questa la domanda delle domande che sicuramente la società avrà già fatto all’allenatore. Giusto per capire. O meglio, quanto tempo può rimanere ancora la Fiorentina in questa fase di costruzione senza compromettere gli obiettivi stagionali (dal settimo posto in su e un trofeo da dedicare a Joe Barone) fissati dal presidente Commisso? Tanto più che a ottobre comincerà anche la Conference e Palladino l’Europa non sa cosa sia. E allora, se vi dico che oggi è assurdo parlare di esonero, inutile mettere pressioni esagerate, l’allenatore ha diritto di lavorare in pace. Domenica c’è la Lazio, poi la trasferta a Empoli ed il Milan, se non dovesse esserci un minimo di identità e di personalità, a quel punto l’allarme dovrebbe diventare più che rosso. Diciamo un altro mese per vedere una Fiorentina vicina a quella vera? Più o meno. E’ la legge del calcio, a nessuno puoi concedere un anno di transizione. Con il mercato e gli investimenti fatti, tre stagioni ottime alle spalle, un pubblico che giustamente si aspetta una ulteriore crescita, la Fiorentina non può non essere competitiva. Non so se questa squadra alla fine farà bene o male, so solo che è obbligata a rimanere attaccata agli obiettivi. Tanto per cominciare Palladino dovrebbe continuare con il 3-5-1-1 fino a quando la squadra non crescerà. In difesa c’è bisogno di Pongracic, può migliorare soltanto giocando, ormai l’ho scritto allo sfinimento. In mezzo al campo la qualità di Adli (anche interno) non può mancare. E davanti oggi devono giocare Kean e Gud, se ce la fa. E poi la rosa va utilizzata meglio. Zero minuti a Bergamo per Beltran e Kayode non è possibile. Sono giovani e sono risorse.