Non utilizziamo il termine "polemica" o "litigio", per carità, anche perché non c'è stato nulla di tutto questo in occasione del secondo rigore concesso alla Fiorentina contro la Lazio. Protagonisti, in quel momento molto delicato, Moise Kean ed Albert Gudmundsson, che ha poi trasformato con assoluta freddezza anche il secondo penalty di giornata, regalando così i primi tre punti stagionali ai viola. L'islandese è stato irremovibile nei confronti del compagno di squadra che si era proposto per calciare dal dischetto. Una scena già vista lo scorso anno nel Genoa, ad esempio, con Retegui nei panni di Kean e Gud sempre attore protagonista. Le doti del 10 viola su calcio piazzato sono note e probabilmente, si spera, saranno un'arma in più per la Fiorentina di Raffaele Palladino. Il quale, in conferenza stampa, ha subito chiarito: lui la gerarchia dei rigoristi non la fa. Si è limitato a citare i protagonisti in tal senso, quindi, appunto, Gudmundsson, Kean, ma anche Mandragora. Dunque, il prossimo rigore a favore, chi lo tirerà?
esclusive
Palladino e la (non) gerarchia dei rigoristi: evitiamo però i “penalty contesi”
Probabilmente Gudmundsson, sperando magari che in settimana chiarisca l'argomento con l'altro diretto interessato, appunto Kean. Se non è l'allenatore a definire la questione, ci possono pensare gli stessi calciatori. Strano, ma sempre più usuale nel calcio attuale, comunque, che la guida tecnica riguardo al rigorista non voglia l'ultima parola. "Calcia chi se la sente", si sente sempre più spesso prima o dopo le partite. L'anno scorso la Fiorentina un giocatore designato ce l'aveva: Vincenzo Italiano in cima alla lista aveva messo Nico Gonzalez, che arrivava da un bell'en plein ma che proprio nella scorsa stagione dal dischetto ha fallito in due occasioni, una stagione, quella, maledetta per i tiri dagli undici metri (alla fine sono stati ben cinque i rigori falliti). La ricetta perfetta non esiste, l'importante è evitare di discutere sul dischetto, innescando inutili contese.
© RIPRODUZIONE RISERVATA