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No, non può partire la caccia a Italiano. Sabiri, ma quale processo!

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L'editoriale di Enzo Bucchioni per Violanews. Non è (già) tempo di processi per Vincenzo Italiano
Enzo Bucchioni Editorialista 

Banale conseguenza del quattro a zero contro l’Inter: è partita la caccia a Italiano. Un classico del ragionare di pancia e con la pancia, che fa parte di un sottocultura giornalistica e di un malcostume calcistico. L’allenatore ha le sue colpe per quella sconfitta e più di ammetterle, come ha fatto subito, non so cos’altro avrebbe dovuto fare. Se a qualcuno non basta, che proponiamo?

Cento frustrate alla schiena in piazza Savonarola?

Una giornata alla gogna in piazza della Repubblica?

Un bel cilicio viola da tenere sotto la tuta fino alla ripresa del campionato?

O passiamo direttamente all’esonero così non se ne parla più?

Penso, invece, che sarebbe il caso di ragionare. Ognuno con il suo quoziente e anche se il mio credo non sia un picco dell'Everest, ci voglio provare. Intanto penso che come spesso succede in queste dinamiche, ci sia una “minoranza rumorosa” e una “maggioranza silenziosa”, nel senso che chi la spara più grossa, chi è contro, ha più possibilità di farsi notare e sentire, ma alla fine quelli che veramente contestano il lavoro dell’allenatore siano pochi. Al Franchi, ad esempio, l’insultatore era solitario, attorno aveva trentamila persone.


Ma anche i sondaggi dimostrano che “quelli contro” sono sul venti per cento. Ma anche meno. E rispondendo anche a chi gradirebbe un intervento della proprietà in difesa dell’allenatore, dico che l’intervento c’è già stato, ha parlato pubblicamente proprio il presidente Commisso per isolare il maleducato del Franchi, ma anche per ribadire che Italiano era ed è assolutamente centrale nel progetto della Fiorentina.

Ricordo infine a chi non avesse il calendario in testa, sottomano o sulla scrivania, che siamo appena al sette di settembre e il primo obiettivo stagionale, fare la Conference, è stato centrato. Comunque dietro c’è il solito dibattito fra i giochisti, quelli del calcio moderno, e gli italianisti antichi, che ancora una volta impazza. E allora, a quei due o tre che mi seguono, dico che per me il calcio è vario, mi vanno bene tutti i sistemi e le idee, basta che funzionino.

La Fiorentina di Italiano ha funzionato?

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Lo dicono i numeri, ma anche i fatti. Ventidue punti più il primo anno, due finali dopo 60 anni, personalità e identità, il tecnico apprezzato dal suo stesso mondo. Il primo anno ha messo le basi, il secondo ha costruito, ora capiremo se saranno due o tre piani, o l’attico. In attesa sconsiglierei gli italianisti dal dare i soliti consigli “quando si è in vantaggio bisogna difendersi”, “la difesa è troppo alta” , “non si gioca con il portiere”, “deve mettere due attaccanti”, “serve un mastino in mezzo al campo”, o robe del genere. E’ tempo perso. Sarebbe un po’ come l’aver consigliato a Cicciolina dei suoi tempi, di mettersi la cintura di castità.

Italiano è questo. Il suo gioco è la sua forza. Non si può pensare calcio come se in panchina ci fosse Trapattoni (uno che ci sta simpatico), è inutile. Italiano è Italiano e certe cose non le farà mai: non chiedetegliele. E, soprattutto, non pretendetele. Se non vi piace questo gioco è legittimo, ma non per questo si deve valutare un allenatore in base alle proprie convinzioni personali. Posso chiedere a Italiano di diventare Trapattoni? No, lo abbiamo detto. E allora cosa è legittimo chiedere e in certi casi pretendere?

Che dentro i principi del suo calcio, le cose funzionino meglio, ci siano meno errori, si ritrovi in fretta un equilibrio e la brillantezza. Che non si ripeta una gara come quella di Milano. In sostanza a Italiano si può chiedere di migliorare, di far crescere la sua squadra, ma questo, mi sento di dire, è qualcosa che lui sa perfettamente e cerca di fare tutto il giorno con il grande lavoro, l’applicazione, a volte anche la maniacalità. La Fiorentina deve semplicemente e serenamente, tornare a fare quello che sa e non può aver disimparato, migliorando la condizione atletica, aumentando il funzionamento degli automatismi, facendo crescere i nuovi, correggendo ripetuti errori nella fase difensiva magari trovando soluzioni nuove e più efficaci.

Italiano è un talento della panchina e l’ha dimostrato. Il percorso per diventare un grande allenatore è davanti a lui, sa benissimo che qualcosa dovrà fare, anche cambiare, anche inventarsi, se necessario. L’altro giorno a San Siro, ad esempio, mi chiedevo perché Biraghi dietro e Parisi più alto, non avrebbero potuto essere una catena in partite complicate come quella. Ecco, a volte si possono inventare anche robe del genere per sfruttare tutti gli uomini e le situazioni, l’invenzione che arriva dal talento dell’allenatore. Ma ci arriveremo. Lasciamolo lavorare perchè in questi due anni viola l’abbiamo visto crescere anche attraverso gli errori e crescerà ancora attrraverso le sue convinzioni, il lavoro e il gruppo che l’ha seguito in questo percorso.

Lo dovranno aiutare anche i giocatori, ovviamente, con l’applicazione, la concentrazione, lo sforzarsi sempre di capire cosa fare per essere la rotellina perfetta di un meccanismo che vuole diventare perfetto. La squadra è più forte dell’anno scorso, lo ribadisco, ma un po’ di pazienza è necessaria, gente come Nzola, Beltran, Parisi, Ikonè, Mina, Infantino, Barak, Maxime Lopez e altri, praticamente non li abbiamo ancora visti o appena intravisti.

E chiudo ripetendo un concetto a me chiaro: se in una squadra si vedono difficoltà chi se non i tifosi veri, al di là delle sane discussioni calcistiche, dovrebbero stare sempre al fianco della propria squadra per aiutarla a superare i momenti complicati? Lo dico anche per le nullità che non aspettano altro se non mettere in moto la macchina del fango: prendetene definitivamente le distanze. Oggi non vedo motivi, elementi o situazioni, che mi possano far scattare campanelli d’allarme. Spero di non vederli mai, soprattutto adesso quando tutto deve ancora cominciare.

E la litania “Firenze si divide sempre”, mi va bene se parliamo di dialettica serena. Quando si sconfina nel “muoia Sansone con tutti i filistei”, o del tafazzismo, magari in nome e per conto di interessi o rivalse personali, alle divisioni preferisco l’unità per il bene della Fiorentina.

Un altro esempio è la vicenda Sabiri. Posso dire chissenefrega di Sabiri? Anche per questo hanno fatto processi, accusato, parlato di un’altra operazione sbagliata. Ma se prendi un giocatore di talento a prezzo fallimentare, provi a vedere se riesci a inserirlo e correggerlo, quando poi ti accorgi che non è proprio possibile, che il ragazzo non può stare in un gruppo normale e in dinamiche ovvie del calcio, e vuol giocare sempre come fosse ai campini, mandarlo via è normale. Hanno fatto bene. Magari alla fine ci guadagnano pure. Dov’è l’errore? Sabiri, chi era costui?

Chiudo con i parcheggi al Viola Park, tema del giorno quando passando si vedono macchine a bordo strada, persone pericolosamente in attesa nel traffico e un bel po’ di caos davanti ai cancelli. Park, Park, Park…parcheggi direbbe quello che voleva far vedere di parlare inglese.

Di chi è la colpa? Casamonti? Nardella? Casini?

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Lo sapremo presto, ma credo che a questo punto interessi poco. E’ l’ennesima dimostrazione che la macchina amministrativa funziona a bassi regimi, non sta al passo con il privato che ha i soldi da investire e le idee. Promette e non mantiene.

Ma adesso mi aspetto un recupero lampo: una soluzione va trovata subito. Se aspettiamo il parcheggio della tranvia “campa cavallo”, rischia di diventare un’altra delle storie fiorentine che sono come la tela di Penelope. Un esempio? Ora si riparla anche dell’aeroporto…se ne discuteva già 33 anni fa quando ho preso la residenza a Firenze. Gli anni di Cristo. Auguri…

Ma, purtroppo, vedo anche di peggio all’orizzonte. L’idea Batistuta sindaco è roba da cambiare comune…

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