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ATHENS, GREECE - MAY 29: Nikola Milenkovic of ACF Fiorentina looks dejected after collecting his runners up medal after the team's defeat in the UEFA Europa Conference League 2023/24 final match between Olympiacos FC and ACF Fiorentina at AEK Arena on May 29, 2024 in Athens, Greece. (Photo by Michael Steele/Getty Images)
Se la meritava, la coppa. Per il suo percorso in maglia viola (destinato, molto probabilmente, a concludersi in estate), ma - soprattutto - per la prestazione fornita contro l’Olympiacos. Sì, perché non c’è dubbio che Milenkovic sia stato uno dei migliori, se non il migliore, della Fiorentina nella finale di Atene (noi lo abbiamo premiato con un bel 7 in pagella).
La stagione del serbo è stata deludente, inutile girarci intorno, ma contro i greci è tornato quello dei vecchi tempi. Preciso, ordinato, sempre concentrato (“ingrediente”, questo, mancato troppo spesso quest’anno), imperioso sulle palle alte, il suo pezzo forte. Da tante partite non vedevamo un Milenkovic così. El Kaabi, di fatto, è stato annichilito dal difensore gigliato. Il marocchino non ha brillato, il problema - ahi noi - è che ha inciso a quattro minuti dalla fine del secondo tempo supplementare. In marcatura, però, non c’era Nikola, ma Ranieri, decisivo in negativo come Igor un anno fa contro il West Ham.
Tuttavia nessuno si ricorderà dell’ottima prestazione di Milenkovic. La coppa si è colorata di biancorosso ed è questo ciò che resterà scolpito nero su bianco nella storia del calcio. Purtroppo siamo ad analizzare un’altra sconfitta, forse ancora più amara di quella di Praga. E’ l’ennesimo capitolo del libro intitolato “quello che poteva essere, ma non è stato”. Ad Atene, Milankovic, c’era. I suoi compagni - a partire da Arthur, Bonaventura, Belotti e Nico Gonzalez - no. Perdere fa male. Perdere senza giocare fa malissimo.
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