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L'imbucata

Milenkovic e l’assalto improvviso a Pongracic. Segnali di (non) programmazione?

Matteo Magrini l'imbucata
Il cambio della guardia fra Milenkovic e Pongracic improvvisazione o scelta tecnica?
Matteo Magrini

Premessa: la cessione di Milenkovic ci sta. Non mi ha particolarmente sorpreso e, soprattutto, non penso che facendolo partire e sostituendolo con Pongracic la Fiorentina si sia indebolita. Nella peggiore delle ipotesi, il livello è rimasto lo stesso. Non solo. Facendo un discorso strettamente tecnico infatti, il centrale arrivato dal Lecce potrebbe anche essere più funzionale al nuovo progetto targato Palladino. Questo perché il croato, molto più di Nikola, può agire da centrale dei tre dietro avendo visione di gioco e piedi migliori. La scelta insomma, tanto per farla molto breve, ci sta. Così come è legittima la volontà di abbassare il monte ingaggi visto che, diciamolo senza troppi giri di parole, avere in Milenkovic il giocatore più pagato della rosa era una discreta stortura.

Programmazione e non solo

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Detto questo, non posso non sottolineare un aspetto che invece mi ha lasciato e mi lascia molto perplesso e che ha a che fare con un concetto del quale abbiamo parlato spesso qua su violanews: la programmazione. Ora, può anche essere che il club viola avesse avvertito Pongracic ed il suo procuratore con largo anticipo ma il fatto che a Rennes fosse tutto pronto per le visite mediche lascia intendere qualcosa di diverso. La sensazione insomma, è che sia stato tutto abbastanza improvvisato. La cessione di Milenkovic da una parte (ad inizio mercato, fuor di microfono, la Fiorentina spiegava come la difesa non avesse bisogno di titolari visto che bastavano e avanzavano Quarta, lo stesso Milenkovic e Ranieri) e, di conseguenza, l'assalto all'ormai ex centrale del Lecce. E per fortuna che il blitz è andato a buon fine, altrimenti c'era il rischio di ritrovarsi senza Nikola, e con la necessità di andare in giro per l'Italia o per l'Europa a cercare (dal nulla) il sostituto.


E' un tema fondamentale, questo, perché è attorno ad esso che ruota tutta l'estate viola. Programmazione, pianificazione, competenze, chiarezza di idee. Ci sono, all'interno del Viola Park, o si vive alla giornata? Il dubbio, almeno stando a quanto appena successo, è lecito. Certo sarebbe un guaio, perché c'è ancora tantissimo da fare e pensare di costruire una squadra competitiva vivendo in base alle possibilità del momento e senza un percorso (teorico) ben definito è sostanzialmente utopia. Si vedrà, ed il prossimo banco di prova da questo punto di vista sarà (l'eventuale) sostituzione di Nico Gonzalez.

E il centrocampo?

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Nel frattempo, resta da rifondare l'intero centrocampo. Erano (sono) due le primissime scelte: Locatelli e Cardoso. Il primo però per il momento ha fatto intendere di non considerare la Fiorentina una soluzione gradita mentre per il centrocampista del Betis è “solo” questione di soldi. Il club spagnolo infatti parte da una valutazione vicina ai 25 milioni e su queste basi i viola sono fuorigioco. E così torniamo al discorso di un paio di giorni fa. Pradè deve lavorare in autofinanziamento e non può aggredire un giocatore così caro finché non ha la certezza di poter rientrare. Non a caso si sta lavorando con forza per trovare una sistemazione ai vari Ikonè, Kouame, Amrabat, Nzola, Sabiri, Brekalo e compagnia. Più semplice, ed infatti è questa al momento l'ipotesi più concreta, pensare a profili tipo Lovric.

Una strada in salita

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La strada insomma è in salita e chi si aspettava (sulla base della famosa garanzia di “ambizione”) un mercato chissà quanto scoppiettante probabilmente ha già capito che non sarà così. Ciò significa che alla fine ne verrà una Fiorentina più debole e ridimensionata? No. Significa però che il compito è molto ma molto complesso e che tenere il passo della concorrenza sarà tremendamente difficile. La speranza, va da sé, è che tutte le perplessità espresse in queste righe vengano spazzate via dai fatti. Ad oggi però, sarebbe sbagliato far finta di nulla. Meglio stimolare fin da adesso la società, augurandosi che ci sia un sussulto d'orgoglio o, e ne saremmo felici, che abbiano già tutto ben chiaro in testa e che siano pronti a farci rimangiare ogni minimo dubbio.

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