Viola Park: the other side of the moon
—Premessa, complimenti per il centro sportivo. Un unicum a Firenze e nella storia della Fiorentina, un'eredità preziosa da custodire e da sfruttare nel miglior modo possibile. Sotto l'aspetto immobiliare alla dirigenza non si può dire niente, sono da Champions League. Analizziamo però "l'altra faccia della luna". Il Viola Park alla Fiorentina ha un costo di gestione non banale, che supera i 10 milioni annui. Ed ecco che qui entra l'ambito sportivo. Questi 10 milioni annui, più i 60 del monte ingaggi in qualche modo la dirigenza li deve tirare fuori ogni anno, e questo è possibile solo tramite una strada: il "player trading", parola che a Firenze da qualche anno non sentiamo più. Comprare giocatori a poco, valorizzarli, e rivenderli a cifre più alte, come fanno quasi tutte le società Europee. La Fiorentina nell'era Commisso ha valorizzato giocatori della precedente gestione, rivendendoli a cifre astronomiche (Vlahovic e Chiesa) coprendo cosi tutte le spese di gestione. Ma la pacchia è finita: nel player trading il circolo deve essere continuo, compro, valorizzo, vendo e ricompro. Se i soldi che incassi non riesci a reinvestirli nel modo corretto, o arrivi in Champions tutti gli anni, oppure c'è da cambiare qualcosa, perché, dopo 5 anni e oltre 200 milioni di euro spesi, la competenza calcistica è oggettivo che non sia di casa. L'unico forse potrebbe essere Pradè, ma a oggi sembra essere un semplice sodale senza potere.
Adesso c'è da ripartire, il mercato è finito (male) e gennaio è passato (male), ma il tecnico ha tutte le qualità per far vivere a Firenze un ennesimo miracolo "Italiano"
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