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Viti a VN: “Cantavo l’inno da avversario, così io e Fazzini gestiremo le emozioni”

Viti
La nostra intervista con il difensore prelevato in prestito dal Nizza, dopo le due stagioni di ritorno in Serie A con le maglie di Sassuolo ed Empoli
Giovanni Zecchi
Giovanni Zecchi Redattore 

Il sogno di un bambino che diventa realtà. Un giovane calciatore che, dopo diversi viaggi ed esperienze, veste la maglia della sua squadra del cuore: la Fiorentina. Questo è Mattia Viti, e ai microfoni di Violanews.com ha mostrato tutta la sua emozione nel parlare di Firenze, della sua squadra e della sua città.

Mattia, innanzitutto grazie per il tempo concesso. Come stai? Sono state settimane intense, stai vivendo un sogno a occhi aperti: vestire la maglia della tua squadra del cuore, la Fiorentina…

Mi sento bene. Qui a Firenze c'è tutto per fare bene, i presupposti ci sono, anche grazie allo staff della Fiorentina e a questo gruppo che mi ha accolto nel migliore dei modi. Ovviamente dobbiamo lavorare e limare alcuni aspetti, ma sono davvero felice.

E fisicamente come stai? Stai migliorando?

Sì, ho iniziato la preparazione a parte. Mi portavo dietro un piccolo problema dalla scorsa stagione e ho dovuto lavorare due settimane a parte. Ho ancora qualcosa da recuperare, ma mi sento bene.

Il calcio estero, dal punto di vista della preparazione, è diverso rispetto a quello italiano. Però ieri avete tenuto testa a un avversario forte come il Nottingham Forest, anche dal punto di vista fisico.

Sì, assolutamente. Il ritmo è diverso, ma stiamo lavorando nella direzione giusta e si è visto in campo.

Tu sei uno di quelli che ce l’ha fatta. Vai all’Empoli, poi passi al Nizza: cosa significa, per un giovane italiano, andare all’estero? Spesso su questo tema scoppia la solita polemica sui talenti italiani non valorizzati. Tu cosa ne pensi?

Se guardiamo alle altre nazioni, tanti giocatori viaggiano e si spostano in diversi paesi. Noi italiani lo facciamo molto meno. Io lo consiglio a tutti: andare al Nizza mi ha fatto crescere sotto ogni punto di vista.

Te ne penti o rifaresti quella scelta?

Assolutamente no, rifarei ogni scelta. Certo, ho avuto delle difficoltà, perché non conoscevo ancora bene le lingue, ma vivere da solo ti mette alla prova sotto tutti gli aspetti. Io stavo a Firenze, in 20 minuti ero a Empoli. Quindi cambiare mi ha fatto davvero bene.

Al di là delle difficoltà, hai sfidato grandi squadre come il PSG di Mbappé e Neymar…

Per non parlare di Donnarumma e Sergio Ramos. Giocare queste partite, contro questi giocatori, ti lascia sicuramente qualcosa dentro, anche dal punto di vista dell’esperienza.

Prima Sassuolo e poi il ritorno a Empoli. Ora, il tuo sogno: vestire la maglia viola. Che Mattia Viti è quello arrivato quest’estate?

Sicuramente più maturo. Con tanta voglia e più consapevolezza. Sì, sono retrocesso e so benissimo cosa significa. Quindi l’idea è quella di fare bene. Ho mille motivazioni e non vedo l’ora di iniziare.

Che allenatore è Stefano Pioli?

Al mister piace molto il contatto umano. Ti chiede sempre come stai, cosa va e cosa non va. Ogni volta che c’è un problema, si interessa a te e a ciò che stai vivendo. Dice le cose in faccia, com’è giusto che sia.

De Gea, Gosens, Kean… che spogliatoio! Chi ti ha colpito di più?

De Gea e Dzeko sono quelli che mi hanno colpito di più! Basta pensare che io li usavo alla Playstation, quindi puoi immaginare l’emozione di condividere lo spogliatoio con giocatori del genere. Poi sono seduto vicino a De Gea, e mi fa davvero piacere.

Tifi Fiorentina. Non può essere come scendere in campo con un’altra squadra: cosa significa per te indossare la maglia viola?

Dovrò essere bravo a isolarmi, a non pensare che la Fiorentina è “la mia” squadra. Se inizio a riempirmi la testa con questi pensieri, mi carico di responsabilità – giuste – ma rischio di sentire un po’ più di tensione. Dovrò essere bravo a liberarmi mentalmente, con la consapevolezza di giocare per la Fiorentina. È un onore immenso.

Sicuramente, da tifoso com’è, anche Fazzini ti avrà detto qualcosa…

Sì, certo. La pensiamo allo stesso modo su questo tema. Quando ne ho parlato con Jacopo, è stata più una riflessione aperta. I miei pensieri rispecchiano i suoi.

Questa è una Fiorentina molto italiana, da ogni punto di vista. Vi sentite un po’ i rappresentanti di un nuovo corso per il calcio italiano?

Quest’estate c’è stato anche Luca Ranieri. Se l’Italia chiama, ci faremo trovare pronti. Giocare per la propria Nazionale è motivo di orgoglio.

A proposito di Luca Ranieri. Che capitano è? Immagino sia lui a guidare la difesa o a spiegarvi i vari movimenti da fare, oltre ovviamente a mister Pioli…

Ho trovato un capitano disponibile e aperto. È il primo a scherzare, ma anche il primo che, quando si lavora, tiene tutti sull’attenti. È disponibile con tutti, anche ad aiutare se c’è bisogno.

Firenze è la tua città. Hai un posto particolare che ricordi con piacere?

Il genitore di un mio amico ha un ristorante in Piazza Duomo. Da piccolo andavo sempre lì. Ma tutta Firenze me la porto nel cuore. Sono di Soffiano, ogni angolo della città per me è speciale.

Un difensore come punto di riferimento?

L’ho sempre detto e lo dirò: Sergio Ramos. Avevo Messi davanti, ma pensare che dall’altra parte del campo c’era un centrale come lui mi faceva venire il batticuore.

La tua prima volta al Franchi?

Partita “noiosa”. Andai con la mia famiglia a vedere un Fiorentina-Cagliari, con Romulo in campo. Finì 0-0.

Cosa ti spaventa, in maniera positiva, del giocare al Franchi?

Non vedo l’ora di cantare l’inno della Fiorentina. L’ho sempre vissuto da rivale, ma lo cantavo nella mia testa. E poi non vedo l’ora di festeggiare una vittoria sotto la nostra Curva. Detto ciò, non vedo veramente l’ora di scendere in campo con la maglia della Fiorentina.

Senti, ma Kean com’è in allenamento? Vi siete dati qualche spallata?

Certo! (ride, ndr) Lui dà sempre del filo da torcere.

Mi dici la tua sul giovane Kospo?

Un ragazzo bravissimo, ha qualità. È molto giovane, ma con il tempo migliorerà. Parte da una base importante, avendo giocato al Barcellona. La sua esperienza è invidiabile per la sua età. Ha viaggiato tanto, conosce tante lingue. E poi il tempo è dalla sua parte.

Come vivi le critiche, Mattia?

Empoli è sempre stato “rose e fiori”: mi conoscevano e non ho avuto problemi. Le prime critiche sono arrivate a Nizza. All’inizio giocavo, poi ho avuto qualche infortunio e da gennaio non ho più giocato. Da lì sono arrivate le prime critiche. Prima le soffrivo tanto. Ora, invece, non guardo né ai complimenti né alle critiche. Penso solo a fare bene.

Mattia, dimmi un obiettivo. Tutti vorrebbero andare in Champions League, ma qual è il grande obiettivo di Mattia Viti?

Voglio arrivare a fine stagione, guardarmi allo specchio e non avere rimpianti. Voglio dare tutto per la Fiorentina. Solo questo mi renderà soddisfatto.