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Tutto torna, purtroppo. Per ripartire servono umiltà, chiarezza, idee e competenza

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Da una parte c'è una società che ha sbagliato tanto, tantissimo, in questi anni, dall'altra ecco una tifoseria che pretende, capace di fischiare una squadra che arrivava quarta e faceva le semifinali di Europa League
Matteo Magrini

Fossimo come loro, non ci sarebbe altro da fare: divano, bibita ghiacciata, e popcorn. Fossimo come loro, adesso, inonderemmo il web e i social di attacchi violenti e di (tristi) rivendicazioni. Fossimo come loro, con tutto quello che sta succedendo, dovremmo semplicemente parlare di carri o robe simili. Fossimo come loro, e soprattutto come loro amavano descriverci, non dovremmo far altro che godere. E invece no. Noi non siamo come loro e non siamo nemmeno come loro volevano far credere che fossimo. Noi vogliamo bene a Firenze, alla Fiorentina e, quindi, non c'è alcun piacere da provare. Al contrario. Certo, di cose da dire ce ne sono e ce ne sarebbero tante. Una, su tutte, e lo avevamo fatto anche qualche giorno fa: era tutto molto prevedibile e, se invece di scegliere come nemici chi provava a far critiche costruttive si fosse dato un minimo di ascolto, forse oggi non saremmo a questo punto. Ricordate il discorso sulla possibilità/illusione di controllare la curva? Ricordate quella famosa regola per cui, prima o poi, nel calcio come nella vita, tutto torna indietro? Quel momento, è arrivato. E come da perfetta legge del contrappasso (del resto siamo nella città di Dante) oggi la Fiorentina riceve indietro tutto l'odio (perché di quello si trattava) che per anni ha seminato pensando di far prevalere la forza della prepotenza. Con un paradosso: l'esplosione/implosione è arrivata dopo la miglior stagione di questa gestione. Incredibile, no? Perché parliamoci chiaro: fa un po' sorridere la durezza della Curva se messa in relazione non solo i risultati di questa annata ma, più che altro, con l'atteggiamento tenuto fin qua. Vogliamo parlare, per esempio, del riferimento al “sabotaggio di gennaio” di qualche anno fa? Eppure io ricordo bene i cori “sei uno zingaro” o le coreografie con precisi riferimenti ai “traditori”.

Non ricordo invece, in quei giorni, chissà quale critica ad una società che in piena lotta per la Champions cedeva il capocannoniere del campionato ad una squadra che in quel momento, oltre e più che essere una rivale storica, era diretta concorrente in classifica. Ricordo però gli insulti che si prendeva chi provava a raccontare la verità: il patto tra Dusan Vlahovic, Italiano e lo spogliatoio per arrivare fino a fine campionato, riportare la Fiorentina in Europa e, soltanto allora, andarsene. Una verità (o, se vogliamo essere super umili, chiamiamola versione) che ora, guarda un po', viene accettata e accolta da tutti. Un po' semplice, così. Certo, aver fatto circolare versioni per le quali il clima si era avvelenato per colpa della critica cattiva e poi aver messo il carico del voler spiegare le dimissioni di Palladino con “le eccessive pressioni della piazza” non ha aiutato e, sinceramente, solo chi sa poco sia di comunicazione che di realtà fiorentina poteva commettere un errore del genere. Ma tant'è. Così è, ormai, e recuperare il rapporto con la tifoseria sarà molto, molto difficile. Anche perché le parti (né il fiorentino, né il presidente Commisso) hanno un carattere diciamo così, portato alla mediazione, alla marcia indietro e al compromesso. L'uno (il proprietario) dovrebbe magari ammettere gli errori fatti e, soprattutto, dimostrare con i fatti di voler fare sempre di più e meglio. La città, allo stesso tempo, dovrebbe mettersi d'accordo su quali siano le sue pretese e se, soprattutto, siano giustificate. Si pretendono maggior competenza e voglia di far calcio sul serio? Più che legittimo. Si spera in un club che (chissà come mai) porta allo sfinimento allenatori su allenatori (Prandelli, Gattuso, Palladino) portandoli sull'orlo di crisi di nervi? Corretto. Si vuol vedere un bel calcio? Altrettanto giusto.


Il problema è che qua è stata fischiata e derisa anche una squadra che arrivava quarta e faceva le semifinali di Europa League. A proposito di dimissioni, comunque. Sento qualcuno fare i complimenti a Raffaele Palladino per aver avuto il coraggio di farsi da parte. Sarà. Io annoto il fatto che abbia esposto il suo datore di lavoro ad una figuraccia planetaria ma, ancor più grave, prendo atto della sua onestà intellettuale. Quella che lo ha reso capace di far passare (tramite altri) i motivi della sua scelta (il pessimo rapporto con Pradè e Ferrari) ma anche di presentarsi in sala stampa, qualche mese fa, e dire: “D'ora in poi mi segnerò chi scriverà o dirà che non andiamo d'accordo. Siamo una famiglia, anche ora ero a pranzo col direttore Pradè...”. Una presa di posizione che espose al lancio di letame, tanto per cambiare, chi (evidentemente) aveva raccontato la verità. E se calcisticamente si può crescere (e il mister di strada ne ha da fare....) umanamente beh... il percorso ormai dovrebbe esser compiuto. Morale della favola: hanno fatto e stanno facendo tutti una brutta figura e a rimetterci, come sempre, è solo e soltanto la Fiorentina. Non che sia impossibile recuperare, per carità. “Basterebbe” aver l'umiltà (e quindi la grandezza) di rivedere certi comportamenti, di provare ad ammettere certi sbagli e, con determinazione, provare a rilanciare entusiasmo e passione. Come fare? Facendo calcio. Una roba di cui a Firenze è impossibile parlare da anni...