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Pradè il nuovo parafulmine. Si continua a guardare il dito invece che la luna

Matteo Magrini l'imbucata
Il mercato della Fiorentina è in ritardo? Vero, ma tutte le colpe non possono essere date solo e soltanto al d.s. della Viola
Matteo Magrini

Eccolo lì. Puntuale, scontato, annunciato. Del resto, come si può vivere senza un (facile) bersaglio che si prenda per tutti insulti, critiche, malcontento, “schiaffoni”. Chiamiamolo pure parafulmine, tanto per intendersi. Un ruolo ricoperto fino a pochi mesi fa da Vincenzo Italiano e che come ampiamente prevedibile (in attesa di prendersela magari con Palladino) è passato immediatamente sulle spalle di Daniele Pradè. Per carità. Il direttore sportivo avrà sicuramente le sue responsabilità per un mercato che è oggettivamente in ritardo. Il rischio però, è di guardare il dito invece che la luna. Perché è vero, il diesse avrà tentennato troppo in certe occasioni o si farà fatto sorprendere da imprevisti che un dirigente di alto livello dovrebbe sempre mettere in conto. La domanda è: sarebbe successo lo stesso se avesse avuto un budget minimamente accettabile? Avrebbe fatto saltare (se sarà così) l'affare Tessmann per 2 milioni di commissione? E ancora. Avrebbe rischiato di perdere Gudmundsson (alla fine arriverà, salvo sorprese) se avesse potuto prenderlo senza aver la certezza di aver prima trovato un accordo per la cessione di Nico Gonzalez? Le risposte, almeno per quanto mi riguarda, sono abbastanza semplici.

"Vendere per comprare", sempre più difficile

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E' sicuramente vero che la politica dell'attesa e della pazienza porta con sé sempre grandissimi rischi ma è altrettanto ovvio che in una situazione del genere sia probabilmente l'unica possibile e comunque, vedi Colpani, capita anche che porti a centrare un obiettivo alle proprie condizioni. Condizioni, ed è questo il vero nodo della questione, che si possono sintetizzare in pochissime parole: fare mercato a costo zero. Quello che esce, deve necessariamente rientrare. E' stato così negli ultimi anni e, vedrete, sarà così anche quest'anno. Mi si dirà: ci può stare, del resto ormai funziona così per quasi tutte le squadre italiane e sta alla bravura di ogni club riuscire a rinforzarsi sfruttando quello che viene chiamato “player trading”. L'Atalanta, per esempio, lo fa con incredibile successo ormai da anni. La stessa Juventus, quest'estate, sta facendo esattamente questo: vende, e poi reinveste. Il problema, un grossissimo problema, è che a Fiorentina non ha quasi più niente di vendere. Ne abbiamo parlato tante volte, e sinceramente fatico a darne la colpa a Daniele Pradè. O c'è qualcuno che pensa che negli ultimi anni le abbia fatte lui le scelte sul mercato?


Ambizione ed entusiasmo: sì ma quali?

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E' giusto e doveroso quindi metterlo sotto la lente e considerare questa campagna acquisti/cessioni come una specie di esame, ma bisognerebbe prima concentrarsi su qualcun altro. Il riferimento, va da sé, è alla proprietà. A quel Rocco Commisso che anche nella lettera consegnata ad Alessandro Ferrari dopo la finale di Atene parlava di “grande ambizione”, di “voglia di fare sempre meglio” e di “grandi soddisfazioni da togliersi dopo le finali perse”. Tutto bellissimo. Resta da capire come si sposino certi propositi col fatto che gli input principali dati ai suoi dirigenti siano stati: “ridurre il monte ingaggi” e “chiudere a saldo zero”, o giù di lì, il mercato. In attesa di capire come finirà questa (sofferta) campagna acquisti insomma, è quella la vera questione da affrontare. Qual è il progetto? Si vuole ancora investire sulla Fiorentina? C'è ancora entusiasmo nel cuore del presidente? Poi figuriamoci, si può attaccare quanto si vuole il direttore sportivo o aspettare le prime difficoltà per mettere nel mirino l'allenatore. In fondo, è sempre stato così. Ogni volta un nuovo parafulmine, in attesa del prossimo, senza avere il coraggio di guardare la luna, invece che il dito.

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