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Pioli, Thiago Motta e gli altri: i tormenti dei dirigenti viola per la scelta più difficile

Commisso e Pioli
Il nostro ViolaAutore su Pioli, Motta ma non solo
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Tra un tormento e l'altro perché la contestazione e le continue richieste di dimissioni che arrivano da più parti hanno lasciato il segno, il Ds Pradè sfoglia la margherita. C'è chi lo chiama casting, altri toto-allenatore, per chi è al passo con gli ultimi tempi, sono semplicemente i papabili. Nelle prossime ore arriverà l'accelerata decisiva ma per ora si pesano i pro e i contro dei vari profili accostati alla Fiorentina per il post-Palladino. Abbiamo allora provato a immedesimarci negli (scomodi) panni dei dirigenti viola.

STEFANO PIOLI

Perché sì – E' il candidato del popolo. Già devoti per come aveva gestito il dramma Astori, i tifosi gli votarono la fiducia anche quando scelse di farsi da parte. Nessun tradimento, solo una decisione (anche) per il bene della Fiorentina, secondo la Fiesole. Che lo ammirava, per il grande temperamento, pure da calciatore. Senza contare che ha già lavorato in tutte le più grandi città italiane diventando idolo dei sostenitori del Milan prima ancora di vincere lo scudetto. La rinuncia ai soldi arabi, poi, sarebbe il miglior biglietto da visita per consentirgli persino di sbagliare qualche formazione.

Perché no – Detto che non si intravedono particolari negatività per questa candidatura, resta semmai un dubbio. “Pio” vorrebbe una sorta di trait d'union tra lo spogliatoio e la società, una figura alla Giancarlo Antognoni della sua gestione. E' disposta la società ad assecondarlo da questo punto di vista? Non c'è il rischio che, chiunque possa essere, entri in conflitto con il management, soprattutto alla luce del fatto che il presidente Commisso è abituato a decidere in prima persona e si fida ciecamente solo dei suoi uomini, nella fattispecie Pradè e Ferrari?

THIAGO MOTTA

Perché sì – Perché anche se adesso non va di moda, lo scorso anno più o meno di questi tempi lo volevano tutti. E' vero che Italiano sotto le Due Torri ha anche vinto, ma aver portato il Bologna in Champions League resta un piccolo miracolo del mister brasiliano. Possibile che in così poco tempo abbia perso completamente il tocco magico che gli aveva consentito anche di traghettare alla salvezza lo Spezia? Se lo cerca anche l'Atalanta, poi, un motivo deve esserci. O no?

Perché no – Ricordate cosa accadde con Paulo Sousa prima del primato in classifica e successiva Grande Illusione? Quando arrivò nessuno gli perdonava il suo passato da juventino, figuriamoci cosa succederebbe per uno che fino a pochi mesi fa era addirittura il tecnico, dei bianconeri. Senza contare che a Torino il suo progetto è miseramente fallito, con i tifosi viola che hanno visto molto da vicino le condizioni improponibili in cui aveva presentato la squadra al Franchi per la partita che poi gli costò l'esonero.

ALBERTO GILARDINO

Perché sì – Per un motivo molto semplice: Gudmundsson. Se si deciderà di riscattarlo, il Gila sembra l'uomo giusto per farlo rendere al meglio. Lo ha già fatto al Genoa, dove l'islandese ha varie volte incantato Marassi. Proprio sotto la Lanterna, il campione del mondo 2006 ha fatto molto bene riportando il Grifone in A: lo criticavano solo per il gioco troppo utilitaristico. In tal senso, però, il suo 3-5-2 potrebbe ricalcare quello di Palladino. Non il massimo per gli esteti, ma comunque una base da cui ripartire.

Perché no – Il Gila ha fatto la gavetta, allenando anche la Pro Vercelli e il Siena: da tecnico gli manca però un palcoscenico importante. Guidare la Fiorentina non è la stessa cosa che allenare il Genoa. Magari potrebbe sfruttare il bonus che gli deriva dai bei ricordi che ha lasciato in riva all'Arno da bomber di razza, ma quanto durerebbe se le cose non andassero per il verso giusto? Meglio, per lui, forse accettare la corte di una delle diverse neo-promosse che lo inseguono da settimane. Il Pisa in primis.

LE SUGGESTIONI (Sono le possibili sorprese: da Francesco Farioli a Domenico Tedesco)

Perché sì – Nelle ultime ore come nome a sorpresa è spuntato anche Fatih Terim ma i motivi che potrebbero spingere gli uomini del presidente Commisso a virare su un outsider sono legati proprio alla carta d'identità. Sia l'allenatore che si è appena dimesso dall'Ajax che l'attuale Ct del Belgio sono degli splendidi under 40 di belle speranze: si decidesse di sparigliare, quanto meno con loro si potrebbe sfruttare l'effetto entusiasmo. Ovviamente il concetto non vale per l'Imperatore che peraltro in questo momento sta lavorando in Arabia.

Perché no – La piazza chiede a gran voce un nome che possa associare anche a un progetto tecnico importante. E' chiaro che arrivasse un giovane non avrebbe lo stesso peso di un allenatore che ha già vinto, per chiedere determinate garanzie. E poi, vale quanto già detto per Gilardino. Pur senza gli eccessi di altre piazze, Firenze ti stritola. Magari c'era anche dell'altro, ma la pressione fatta balenare come motivo delle dimissioni di Palladino non era inventata di sana pianta. Sarebbero pronti a reggerla due mister giovani e promettenti che però in serie A non hanno nessuna esperienza?